In questo capitolo:
INTRODUZIONE AL TEMA
Per un giovane non ci può essere vera autonomia senza la possibilità di accedere ad un lavoro dignitoso, sufficientemente stabile e remunerato, in grado di garantire il suo pieno sviluppo e supportare anche materialmente le sue scelte di vita.
Il lavoro coinvolge però dimensioni più ampie. Come orizzonte di senso e necessità vitale, esso dà forma e orienta l’esistenza di ognuno rivelandosi fattore chiave dello sviluppo personale. Inoltre, il lavoro rappresenta lo spazio privilegiato del riconoscimento e dell’inclusione economica e sociale, così come della contribuzione alla generazione di valore per l’intera collettività. A questo riguardo, la visione transnazionale dell’Unione Europea è chiara nel connettere a doppio filo la prosperità del continente alla piena partecipazione delle persone al mercato del lavoro. ESPANDI
Il quadro emergente dai dati
L’Italia si colloca al penultimo posto per quota di giovani occupati a tre anni di distanza dal conseguimento del titolo di studio, sia per quanto riguarda la platea di laureati (74.6%), sia allargando il campo anche ai diplomati (63.5%). In entrambi i casi la media UE è significativamente distante rispetto alla situazione italiana: quasi 13 p.p. se si prendono in considerazione esclusivamente i neolaureati (87%), quasi 20 p.p. considerando anche i neodiplomati (81%). Poco al di sotto della media UE si collocano in ordine crescente anche Francia, Spagna e Portogallo, mentre in Regno Unito si osservano valori leggermente superiori. La Germania si posiziona, invece, al quarto posto con valori nettamente più elevati: 94.4% e 91.4 %. È interessante notare come, passando dai paesi in fondo alla graduatoria a quelli che mostrano le migliori performance occupazionali, si assottigli la forbice tra la quota di occupati neolaureati e neolaureati e diplomati.
L’Italia si colloca al secondo posto per quota di giovani NEET, considerando complessivamente sia maschi che femmine, ovvero giovani che non sono occupati e che non partecipano a nessun tipo di percorso di educazione o formazione. Nella maggior parte dei Paesi europei, con proporzioni diverse, il fenomeno riguarda in misura maggiore le ragazze. In Italia rientra in questa condizione circa una ragazza su cinque (20.5%) e quasi il 18% dei ragazzi. La quota italiana di NEET è nettamente superiore rispetto alla media UE, quasi +8 p.p. per i ragazzi (10.5%) e circa +7 p.p. per quanto riguarda le ragazze. Si osserva una quota di NEET inferiore alla media in Germania (7% maschi e 10% femmine) e Francia (circa il 12% dei giovani per entrambi i generi), mentre in Regno Unito (quasi il 10% di maschi e 13 % delle femmine) e Spagna (12% di maschi e 13% di femmine) si osservano quote di NEET sostanzialmente coincidenti o poco al di sopra della media UE.
La quota di giovani NEET varia significativamente all’interno del territorio italiano a seconda della regione di residenza: il fenomeno è nettamente più diffuso tra le regioni del Sud-Italia e raggiunge il picco massimo in Sicilia, dove più del 40% delle giovani donne e circa il 35% dei giovani uomini non lavora e non è inserito in percorsi di studio o di formazione. Per contro, Veneto, Trentino Alto Adige e Emilia-Romagna sono le regioni in cui si osservano le quote più contenute di giovani donne NEET (tutte attorno al 15%), mentre Trentino Alto Adige (9%) e Friuli Venezia Giulia (12%) sono le regioni italiani in cui si osserva la quota minore di giovani uomini NEET.
L’Italia si colloca al terzo posto per quota di giovani disoccupati di età compresa tra i 15 e i 29 anni rapportarti alla popolazione attiva (18%), dietro a Grecia (24.3%) e Spagna (22.4%), e quasi 7 p.p. al di sopra della media UE (11.3%). Tra gli altri Paesi paragonabili per dimensioni demografiche ed economiche, la Germania occupa la penultima posizione con un tasso di disoccupazione giovanile pari al 5%, mentre la Francia (13.7%) si posiziona un paio di punti percentuali al di sopra della media UE.
In Italia, poco più di un giovane occupato su cinque lavora con un contratto part-time (22.6%), quota che cala di circa 5 p.p. se si amplia la fascia di età considerata. Secondo le stime, circa un quarto di questi giovani part-timer sarebbe disposto a lavorare a tempo pieno (part-time involontario). La situazione italiana per questi indicatori ricalca sostanzialmente quella della media UE, mentre nel confronto con altri Paesi europei si osserva una quota di giovani part-timer leggermente superiore alla media in Spagna (25.5%) anche se con una percentuale di involontari doppia rispetto alla media. La percentuale di giovani con contratti part-time è sostanzialmente identica in Germania; tuttavia, in questo caso, la quota di involontari è molto contenuta (1.5%) e i contratti a tempo parziale sembrano essere diffusi in egual misura tra giovani e lavoratori più anziani. Si posiziona poco al di sotto della media UE, la Francia con il 16% di giovani occupati part-time di cui però circa il 37% involontari.
In media nell’Unione Europea poco più di un lavoratore su dieci (11%) nella fascia di età compresa tra i 20 e i 64 è assunto con contratto a termine, una quota che varia dal 1.5% in Lituania fino a un massimo del 20% nei Paesi Bassi, in Italia la quota di lavoratori con contratti a termine è poco superiore alla media (13%).
La quota di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni occupati con contratti a termine è invece molto più variabile tra i Paesi dell’Unione: dal 3.5% della Lituania fino a quasi il 50% nei Paesi Bassi. In Italia la quota di giovani lavoratori con contratti a termine sfiora il 40%, 7 p.p. in più rispetto alla media UE e sostanzialmente il triplo rispetto ai lavoratori a termine italiani nella fascia di età 20-64.
L’Italia si colloca al quarto posto in Europa per diffusione di contratti a termine tra i giovani dietro ai già citati Paesi Bassi, Spagna (43%) e Portogallo (42%), mentre Francia (36.8%) e Germania (36%) si collocano poco al di sotto dell’Italia.
L’Italia si colloca al quarto posto in Europa per quota di giovani lavoratori autonomi maschi rispetto al totale dell’occupazione giovanile (12.3%), circa 4 p.p. in più rispetto alla media UE (7.7%) e al primo posto per quanto riguarda le giovani lavoratrici autonome (11.3%), +6 p.p. rispetto alla media UE (4.9%). Tra i principali Paesi europei per dimensioni demografiche ed economiche, la Germania si colloca al penultimo posto con quote molto simili tra lavoratori autonomi e lavoratrici autonome (rispettivamente 3% e 2%), mentre Spagna e Francia si collocano poco al di sotto della media europea.
Il tasso di occupazione femminile italiano è il più basso tra i Paesi europei considerati. Risulta occupata poco più di una donna su due di età compresa tra i 20 e i 64 anni (55%), circa 15 p.p. al di sotto della media UE (70%). Tra i principali Paesi europei per dimensioni demografiche ed economiche la Spagna (64%) si posiziona al quart’ultimo posto con uno scarto di circa 9 p.p. rispetto all’Italia, la Francia (71.2%) si colloca poco al di sopra della media europea mentre la Germania (77%) è poco distante dagli Statati con i tassi di occupazione femminile più alti del continente.
In Italia quasi una lavoratrice su tre è assunta con un contratto part-time (31.6%), più del quadruplo rispetto alla controparte maschile (7.6%), mentre poco più di una lavoratrice part-time su sei sarebbe disposta a lavorare full-time (part-time involontario). La quota di part-timer italiane è lievemente superiore rispetto alla media UE (28%), mentre è il 33% più elevata rispetto alla corrispondente quota in Spagna (21.6%) e circa il 20% in più rispetto alla Francia (25.6%). La quota di lavoratrici part-time è marcatamente più elevata in Germania (47.5%) dove, tuttavia, è molto esigua la diffusione del part-time involontario tra le lavoratrici (meno del 2%). In testa alla graduatoria si collocano Svizzera e Paesi Bassi con oltre il 60% di occupate part-time.
In Italia, poco più del 15% delle lavoratrici sono occupate con un contratto a termine, una quota superiore del 24% rispetto a quella della controparte maschile. Il dato italiano è superiore di circa 3 p.p. rispetto alla media europea (12.4%); di 5 p.p. rispetto alla quota di lavoratrici a termine in Germania (10%), dove però non si osserva una netta differenza di genere; mentre è lievemente superiore rispetto alla Francia (14%). Nei Paesi Bassi e in Spagna si osservano le quote più elevate in Europa di lavoratrici con contratti a termine (entrambe oltre il 20%).
L’indicatore di Gender Pay Gap (divario retributivo di genere) è definito come la differenza tra la retribuzione oraria lorda media di uomini e donne espressa come percentuale della retribuzione oraria lorda media degli uomini. In Italia il gender pay gap è tra i più contenuti d’Europa (5%), quasi 8 p.p. in meno rispetto alla media UE (12.7%). In Spagna, distante una sola posizione dall’Italia in graduatoria, il valore dell’indicatore osservato (8.9%) è superiore di circa 4 punti percentuali, mentre si osservano valori molto più elevati in Francia (15.4%), Germania (17.6%) e Regno Unito (19.8%), che si colloca al secondo posto della graduatoria dietro alla Grecia (20.5%).
In Italia, la probabilità stimata per gli occupati di età compresa tra 25 e 39 anni di passare da un contratto a tempo parziale ad uno a tempo pieno è del 9%, circa 3 p.p. maggiore rispetto alla fascia più ampia di lavoratori di età compresa tra 25 e 64 anni. Nel confronto con gli altri Paesi europei, in Italia si osserva una probabilità di transizione da contratti part-time a contratti full-time simile a quanto viene rilevato in Francia (6% per la fascia 25-34 e 8% per la fascia 25-64), mentre si stimano probabilità di transizione nettamente più elevate nel caso di Spagna (23% e 20%) e Portogallo (28% e 23%).
Salvo alcune eccezioni, la probabilità stimata dei lavoratori europei di passare da un contratto a termine ad un altro a tempo indeterminato non differisce in maniera significativa al variare della classe di età considerata. In Italia, la probabilità degli occupati di passare da un contratto a termine ad uno permanente è per entrambe le fasce di età considerate del 10% circa. La probabilità di stabilizzare la propria situazione contrattuale per i lavoratori italiani è tra le più basse d’Europa e di poco superiore alla Francia (7%-8%), mentre in Spagna si stima una probabilità più alta di circa 5 p.p. rispetto all’Italia (14%-15%). Molto distanti, in testa alla graduatoria dei Paese in cui si stima la probabilità più alta di transito da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato, si collocano le tre repubbliche baltiche.
In tutti gli Stati europei la probabilità stimata di transitare da un lavoro ad un altro (job-to-job) è più elevata per la fascia di lavoratori giovani (età compresa tra 15 e 24 anni), rispetto alla più ampia fascia di popolazione (15-74 anni). In Italia, la probabilità di transizione job-to-job per i giovani lavoratori è stimata al 10%, coincidente con la mediana della distribuzione per i Paesi considerati. In Francia (11%) la stima è maggiore di un solo punto percentuale, mentre sale al 15% in Spagna.
La probabilità stimata di passare dalla condizione di disoccupato ad occupato in Italia, così come nella maggior parte dei Paesi europei considerati, è lievemente maggiore per i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni (21%) rispetto alla più ampia fascia di popolazione 15-74 anni (18%). La probabilità di trovare un impiego partendo dalla condizione di disoccupato è più elevata per i giovani spagnoli (27%) e francesi (30%), mentre i giovani disoccupati con le chances più elevate di essere assunti sono i cittadini islandesi (56%) e danesi (56%).
Osservando i dati dei giovani disoccupati di età compresa tra 15 e 24 anni disaggregati per genere, in Italia, si osserva una probabilità di trovare occupazione lievemente più elevata per gli uomini (23%) rispetto alle donne (19%). Emerge uno svantaggio di entità simile nella probabilità di trovare lavoro per le giovani donne anche in Spagna (+3 p.p.), mentre le giovani disoccupate francesi (31%) sono leggermente favorite rispetto alla loro controparte maschile (30%). In Islanda e Danimarca, due tra i Paesi europei in cui si stimano elevate probabilità di trovare un’occupazione per i giovani disoccupati, le giovani donne sembrano essere favorite nella ricerca di lavoro.
Il tasso italiano di incidenti sul lavoro di entità tale da provocare un’interruzione dell’attività lavorativa di almeno quattro giorni, standardizzato per le dimensioni dei differenti settori economici nei Paesi considerati, è considerevolmente più elevato per la fascia di giovani lavoratori di età compresa tra 18 e 24 anni (1454 ogni 100.000 lavoratori) rispetto ai lavoratori di età compresa tra 25 e 34 anni (831 ogni 100.000).
L’Italia si colloca poco al di sotto della media europea: 1.924 incidenti ogni 100.000 lavoratori di età compresa tra 18 e 24 anni, e 1.386 incidenti ogni 100.000 lavoratori di età compresa tra 25 e 34 anni. Il tasso di incidenti sul lavoro, soprattutto per quanto riguarda la fascia di lavoratori più giovani, supera di poco i 2.000 incidenti ogni 100.000 lavoratori in Germania, arriva a sfiorare i 3.500 incidenti ogni 100.000 lavoratori in Francia e Spagna mentre supera i 4.000 in Svizzera e Portogallo.
Il tasso standardizzato di incidenti mortali sul lavoro per la classe di età 25-34 anni varia da una quota sostanzialmente nulla in Estonia, Lussemburgo e Islanda fino a un massimo di 4 incidenti ogni 100.000 lavoratori in Croazia. L’Italia (0.47/100.000) si colloca poco al di sotto della media UE (0.75/100.000). La distribuzione di incidenti mortali sul lavoro è abbastanza simile anche per la classe di età più giovane (18-24 anni): in questa casa il tasso italiano (1.06 incidenti mortali ogni 100.000 lavoratori) è leggermente superiore alla media UE (0.72/100.000), mentre si osservano dei picchi notevolmente più elevati rispetto alla media in Grecia (9.32/100.000) e a Malta (18/100.000).
L’Italia si colloca al quinto posto in Europa per occupati in settori che rientrano nell’economia circolare (2.4%), una quota poco superiore alla media UE (2.1%) e al tasso corrispondente in Francia (1.8%), Regno Unito (1.7%) e Germania (1.7%).
Il tasso di occupati nel settore dei servizi ad alto contenuto di conoscenze è espresso in percentuale sul totale dell’occupazione. In tutti i Paesi europei si osserva una concentrazione maggiore di lavoratrici donne in questo settore rispetto alla controparte maschile. L’Italia si colloca tra gli ultimi Paesi per percentuale di occupate donne nel settore dei servizi knowledge intensive in rapporto al totale dell’occupazione femminile (45%), circa 7 p.p. in meno rispetto alla media UE (52%) e più di 20 p.p. rispetto ai Paesi che occupano le prime posizioni. La percentuale di uomini italiani occupati nel settore dei servizi ad alto contenuto di conoscenze rispetto al totale dell’occupazione maschile (27.6%) è circa 4 p.p. al di sotto della media UE (31%).
La quota di imprese italiane ad alto tasso di crescita occupazionale (10% annuo o superiore) in rapporto al totale delle imprese è sostanzialmente pari alla media UE (9.5%) e leggermente superiore a quanto si osserva in altri importanti Paesi europei come Germania e Francia (rispettivamente 8.2% e 8.6%). La proporzione di imprese ad alta crescita occupazionale è leggermente superiore a quella italiana in Spagna (11.2%). È, invece, più consistente il divario con i tre Stati europei in cui si osserva le quote più alte di imprese ad alta crescita occupazionale: Svezia (15.6%), Irlanda (15.8%) e Grecia (18%).
N.B. La figura riporta i risultati di una survey condotta da Eurobarometro nel 2022 su un campione di giovani cittadini europei di età compresa tra 15 e 30 anni.
Circa il 30% dei giovani italiani intervistati considera molto importante, nella scelta di un lavoro, il livello di impegno sociale delle imprese, mentre è abbastanza importante per quasi un giovane italiano su due (49%). Solo il 2% dei giovani italiani considera questo aspetto per nulla importante, ed è considerato poco importante per circa il 16% dei giovani italiani. In generale, nel confronto con gli altri Paesi europei, i giovani italiani sembrano attribuire maggiore importanza all’impegno sociale delle imprese rispetto alla media.
N.B. La figura riporta i risultati di una survey condotta da Eurobarometro nel 2022 su un campione di giovani cittadini europei di età compresa tra 15 e 30 anni.
Secondo il 28% dei giovani italiani, il mondo dell’impresa dovrebbe preoccuparsi principalmente della tutela delle persone e del pianeta, mentre meno della metà (11%) indica il perseguimento del profitto come principale obiettivo di cui dovrebbero preoccuparsi gli imprenditori. Nel confronto con gli altri Paesi europei i giovani italiani appaiono mediamente più inclini a considerare fondamentale l’impegno sociale e ambientale del mondo imprenditoriale. Una quota molto simile di giovani spagnoli e francesi ha indicato le stesse risposte, mentre i giovani tedeschi sembrano meno inclini a indicare questi aspetti come fondamentali preoccupazioni per gli imprenditori (22%).
N.B. La figura riporta i risultati di una survey condotta da Eurobarometro nel 2022 su un campione di giovani cittadini europei di età compresa tra 15 e 30 anni.
I giovani italiani si dividono circa a metà nell’indicare una preferenza tra lavoro autonomo (48%) e dipendente (43%), con una leggera prevalenza della prima opzione sulla seconda. L’Italia rientra, seppur con uno scarto esiguo, nella minoranza dei Paesi europei in cui i giovani sembrano preferire il lavoro autonomo rispetto al lavoro dipendente. Tra gli Stati europei in cui i giovani prediligono il lavoro dipendente, si posiziona nettamente al primo posto la Spagna (74%), mentre Francia (58%) e Germania (57%) si collocano a una quindicina di punti percentuali distanza.
N.B. La figura riporta i risultati di una survey condotta da Eurobarometro nel 2022 su un campione di giovani cittadini europei di età compresa tra 15 e 30 anni.
Poco più del 5% dei giovani italiani ha dichiarato di avere un’impresa già avviata, al penultimo posto tra i Paesi europei considerati. La percentuale di giovani che hanno dichiarato di aver già un’impresa è leggermente superiore a quella italiana in Spagna (7%) e Francia (8%), mentre è circa il doppio in Germania (11.5%). Il 13% dei giovani italiani dichiara di essere aver già compiuto i primi passi in vista dell’avviamento di un’impresa, una percentuale leggermente superiore a quella osservata per i giovani in Francia (12%), sostanzialmente identica a quanto osservato in Spagna (13%) e inferiore di circa 4 p.p. rispetto al dato in Germania (17.5%).
N.B. La figura riporta i risultati di una survey condotta da Eurobarometro nel 2022 su un campione di giovani cittadini europei di età compresa tra 15 e 30 anni.
Questa figura mostra i settori produttivi che i giovani italiani ritengono più attrattivi per avviare un’impresa e il confronto con le risposte fornite dalla media dei giovani cittadini europei. Le risposte degli italiani sono sostanzialmente in linea con la media UE: il settore informatico (che qui comprende comunicazione digitale, social media, e-commerce) e il settore artistico/culturale sono i più attrattivi sia per i giovani italiani sia in media per quelli europei. Gli italiani tendono a preferire in misura maggiore quest’ultimo rispetto alla media (+2 p.p.), mentre raccolgono meno preferenze rispetto alla media europea il settore immobiliare/edilizio, e quello dei servizi assicurativi e finanziari.
N.B. La figura riporta i risultati di una survey condotta da Eurobarometro nel 2022 su un campione di giovani cittadini europei di età compresa tra 15 e 30 anni
In Italia, il principale fattore che scoraggia i giovani dall’avviare un’attività imprenditoriale è la mancanza di risorse e capitale economico (41%), mentre rispettivamente il 30.6% e il 29% indicano la mancanza di conoscenze/competenze specifiche e le preoccupazioni legati ad aspetti giuridici e amministrativi come altri fattori deterrenti. Nel confronto con gli altri Paesi europei la mancanza di capitale economico/finanziario è menzionata con minore frequenza rispetto a quanto avviene in Italia in Francia (32%), Germania (37%) e Spagna (39%). I giovani in questi Paesi, a differenza di quanto accade in Italia, menzionano la mancanza di conoscenze e competenze specifiche con la stessa frequenza (se non maggiore) degli aspetti economici tra i principali fattori che scoraggiano l’attività imprenditoriale.
N.B. Il Global Entrepreneurship Monitor (GEM) è riconosciuto come la più̀ autorevole indagine internazionale sull’imprenditorialità̀. Annualmente GEM realizza un’analisi del fenomeno imprenditoriale a livello globale, misurando le attività̀ e le caratteristiche delle persone coinvolte nelle diverse fasi dell’attività̀ imprenditoriale utilizzando due metodologie complementari.
La prima e più̀ importante è un questionario denominato Adult Population Survey (APS) somministrato ad un campione rappresentativo della popolazione adulta composta da almeno 2000 persone.
A complemento di tale analisi è svolta la National Expert Survey (NES), che coinvolge un numero limitato di esperti (minimo 36) con lo scopo di esplorare i principali punti di forza e di debolezza dell’ecosistema imprenditoriale nazionale
Poco più del 9% degli intervistati italiani ha manifestato l’intenzione di avviare un’attività entro tre anni, una quota sostanzialmente identica a quanto si osserva nel Regno Unito e leggermente superiore rispetto a Spagna (7.7%) e Germania (5.7%). Tuttavia, la percentuale di potenziali imprenditori italiani è meno della metà rispetto a quanto si osserva negli Stati tra le prime posizioni di questa graduatoria: Croazia (22%) e Portogallo (20%).
Solo il 4.8% degli italiani intervistati è già un imprenditore emergente o un proprietario/manager di una nuova impresa. L’Italia si colloca al terz’ultimo posto in Europa con una percentuale poco inferiore a quella rilevata in Spagna (5.52%) e Francia (7.7%), ma molto distante rispetto a Regno Unito (12.5%) e Portogallo (13%)
Il 56% degli italiani intervistati ha dichiarato che nel proprio Paese gli imprenditori godono di un elevato status sociale. L’Italia si colloca tra le ultime posizioni in Europa, davanti a Croazia (53%), Francia (55%) e Slovacchia (55%), poco al di sotto della Spagna (60%), ma molto distante da quanto osservato tra i Paesi con le quote più alti di cittadini che percepiscono lo status sociale dell’imprenditore come elevato: Norvegia (93%), Slovenia (86%) e Regno Unito (83%).
N.B. Percentuale della popolazione di età compresa tra 18 e 64 anni che concorda con l’affermazione secondo cui nel proprio Paese la maggior parte delle persone considera l’avvio di un’impresa come una scelta di carriera desiderabile
Il 61% degli italiani intervistati ritiene che la maggioranza delle persone consideri avviare un’attività imprenditoriale una prospettiva di carriera desiderabile. Si tratta di una quota più elevata di 11 p.p. rispetto a quanto si osserva in Spagna e Germania (50% in entrambi i casi), ma inferiore rispetto alla Francia (68.5%). Ai primi posti della graduatoria si confermano Olanda e Cipro, dove oltre l’80% degli intervistati ritiene che nei rispettivi Paesi sia diffusa l’idea che avviare un’attività imprenditoriale costituisca una buona opportunità di carriera.
L’indicatore misura la proporzione tra la quantità di neo-imprenditrici e neo-imprenditori. L’Italia (0.5) si colloca tra le ultime posizioni, indicando un forte squilibrio di genere: gli imprenditori sono quasi il doppio delle imprenditrici. Al primo posto si posiziona la Spagna, dove la quantità di imprenditori e imprenditrici è sostanzialmente in equilibrio, poco al di sotto si colloca la Francia (0.8) e il Regno Unito (0.7).
Nel 2021 l’Italia si collocava al quarto posto in Europa per ingressi di giovani immigrati stranieri di età compresa tra 15 e 29 anni in numero assoluto (92.148): circa lo stesso numero registrato dai Paesi Bassi; circa 17.000 persone in meno rispetto alla Francia; poco più della metà rispetto alla Spagna; quasi tre volte e mezzo in meno rispetto alla Germania. Quasi il 90% dei giovani immigrati in Italia proviene da Paesi extra-UE. Tra i principali Paesi per volume di immigrazione l’Italia è quello in cui la quota di giovani immigrati provenienti da altri Paesi UE è più bassa.
Al primo gennaio 2022, tra le aree geografiche del mondo da cui provengono i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia troviamo al primo posto l’Europa centro-orientale (233.170 persone). Fanno seguito Asia centro-meridionale (181.251), Africa settentrionale (144.928) e occidentale (132.759) e Asia orientale (107.342).
Tra i giovani non comunitari presenti in Italia al 1/1/2022 il gruppo nazionale più numeroso è di cittadinanza albanese (110.404 persone) seguito dai giovani marocchini (84.910) e cinesi (74.175). Il gruppo dei non comunitari europei più numeroso proviene dall’Ucraina (34.623), mentre i peruviani sono il gruppo nazionale proveniente dal continente americano più numeroso in Italia (19.625)
Tra i cittadini stranieri di età compresa tra 18 e 39 anni iscritti all’anagrafe in Italia nel corso dell’anno 2021, i gruppi nazionali più numerosi provengono da Romania, Albania e Pakistan (in tutti e tre i casi circa 11.000 persone). A seguire si posizionano i giovani provenienti dal Bangladesh (9832). Tuttavia, nei primi due casi c’è un sostanziale equilibrio tra il numero di giovani uomini e donne emigrati in Italia, mentre nel caso dei cittadini pakistani quasi il 90% dei giovani arrivati in Italia è di sesso maschile. La distribuzione per genere dei giovani cittadini stranieri emigrati verso l’Italia varia a seconda del Paese di provenienza e quindi dalle modalità attraverso cui si sviluppano le catene migratorie. Il primo Stato africano per numero di cittadini immigrati in Italia è il Marocco (8000 persone circa), mentre il primo Paese americano è il Brasile (5000 persone circa).
Il Regno Unito è il Paese non-UE da cui proviene il gruppo più numeroso di giovani italiani rientrati in Italia e iscritti in anagrafe nel corso dell’anno 2021 (circa 5.600 persone). Al secondo posto si colloca la Germania (quasi 4.000 persone). Il primo Paese di provenienza non europeo per numero di cittadini italiani iscritti in anagrafe è l’Argentina (1.422 persone); il primo africano è il Marocco (471 persone), mentre il primo Paese asiatico è il Pakistan (400 persone circa). Salvo alcune eccezioni, la proporzione di cittadini italiani registrati in anagrafe nel corso del 2021 maschi e femmine è sostanzialmente in pari.
Il Regno Unito (circa 12.300 persone) è il primo Paese estero di destinazione dei giovani cittadini italiani di età compresa tra 18 e 39 anni cancellati dall’anagrafe italiana. Al secondo posto si colloca la Germania (7.800 persone circa), mentre si posizionano rispettivamente al terzo e quarto posto Svizzera e Francia con un numero molto simile di cittadini italiani in ingresso (circa 4.800). Il primo Paese di destinazione non europeo sono gli Stati Uniti d’America (1.893 persone) seguito da Australia (1.505) e Brasile (1.427).
La Romania (circa 4200 persone) è il primo Paese di destinazione dei giovani cittadini stranieri di età compresa tra 18 e 39 anni cancellati dall’anagrafe italiana nel corso dell’anno 2021. Al secondo posto si posiziona il Regno Unito (circa 2.700 persone), a seguire nelle posizioni successive si collocano Germania (circa 2.000), Francia (1.500 circa) e Nigeria (1.300 circa).
Complessivamente il saldo migratorio italiano per l’anno 2021 – ovvero la differenza tra numero di giovani di età compresa tra 18 e 34 anni immigrati ed emigrati – è negativo per quanto riguarda i cittadini italiani (-20.179), mentre è positivo per i cittadini stranieri (+109.856). In altri termini, per ogni cittadino italiano trasferito all’estero (al netto dei cittadini italiani che invece sono rientrati dall’estero) si sono trasferiti in Italia più di cinque cittadini stranieri (al netto di quelli erano già presenti e hanno lasciato l’Italia).
La maggior parte dei cittadini italiani lascia il Paese per trasferirsi in un altro Stato membro dell’Unione Europea, o comunque per un altro Stato europeo non facente parte dell’Unione, mentre il saldo è di poco attivo se si considerano i flussi con le aree geografiche non europee. Ad eccezione dell’Europa, è lievemente superiore il numero di cittadini italiani che entrano in Italia rispetto a quelli che raggiungono questi continenti. Per quanto riguarda i giovani cittadini stranieri il saldo migratorio è positivo per tutti i continenti, in particolare il valore più alto è raggiunto in Asia (+38000 circa) e Africa (+29000 circa).
La Lombardia è la regione italiana che nel 2021 ha perso il numero maggiore di cittadini di italiani (-3.158) e, contemporaneamente ha acquisito il maggior numero di cittadini stranieri (+20.858), tuttavia a fronte di una popolazione più numerosa delle altre regioni italiane. Si osservano saldi migratori negativi di cittadini italiani molto simili tra loro in Sicilia, Campania, Veneto (-2.100 circa). Mentre le regioni italiane con i saldi migratori di cittadini stranieri più elevati dopo la Lombardia sono Emilia-Romagna e Lazio (entrambe +10.800 circa).
Avvicinare i giovani al mondo del lavoro: visione, strategie e iniziative dell’UE
VISIONE
La visione rispetto al mercato del lavoro e all’occupazione da parte delle istituzioni europee è costruita, fin dalla fine dagli anni Novanta, sul concetto di flexsecurity, dove al centro è posta, non la sicurezza del posto di lavoro attraverso forme contrattuali o norme atte a proteggere l’occupazione, ma l’occupabilità delle persone e la sicurezza di un reddito nel periodo di transizione lavorativa (Commissione Europea 2013; Wilthagen e Tros 2004).
In questo quadro, le imprese, ed in particolare le PMI, sono considerate attori fondamentali per la crescita e la lotta alla disoccupazione, e, nella visione delle istituzioni europee, devono essere supportate per diventare sempre più sostenibili, digitali e resilienti nella previsione di aumentare la competitività del mercato europeo, elemento fondante la crescita del continente.
Per quanto riguarda l’occupazione, si tratterebbe di implementare politiche finalizzate a garantire la crescita delle competenze dei lavoratori, costruendo, allo stesso tempo, un sistema che fornisca una maggiore coesione sociale in termini di pari opportunità e inclusività nei confronti di categorie svantaggiate. Questo orientamento ha portato a una sempre maggiore integrazione tra la strategia occupazionale dell’Unione e il Pilastro dei diritti sociali europei.
L’impegno dell’Unione Europea – in particolare rivolto alla lotta alla disoccupazione giovanile – deve essere collocato nel quadro delle competenze dell’UE stabilite nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Qui la competenza in materia di occupazione è attribuita agli Stati nazionali che sono tenuti ad osservare gli orientamenti generali delle politiche economiche europee e ad attuarli attraverso le loro politiche occupazionali.
Per il settore imprenditoriale, le PMI, in particolare, sono considerate attori fondamentali della crescita, eppure al contempo soggetti delicati, soprattutto nello scenario della doppia transizione. Per questo l’Europa prevede strumenti per potenziarne la sostenibilità (non solo economica) e la digitalizzazione. In questo quadro, l’Unione facilita l’accesso agli strumenti finanziari; promuove la cultura imprenditoriale a partire dai sistemi d’istruzione; riduce i processi burocratici nei passaggi di proprietà dell’impresa, nelle procedure di liquidazione e fallimento e nell’accesso al mercato interno europeo e internazionale. L’approccio, fondato su investimento, riforme strutturali e responsabilità fiscale dei Paesi dell’Unione, è orientato a fornire incentivi agli stati membri per attuare investimenti e riforme al fine di fare fronte alla carenza di lavoro e agli effetti dei rapidi cambiamenti di competenze necessari oggi per restare competitivi sul mercato.
Per quanto riguarda i giovani, l’UE desidera garantire a tutti l’opportunità di raggiungere la piena integrazione sociale ed economica attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro. Si tratta allora di fornire alle nuove generazioni un orientamento in grado di guidarli nel complesso contesto sociale e lavorativo. Inoltre, l’UE invita gli Stati membri a fornire quelle risorse e quelle competenze richieste dall’attuale quadro di transizione, con particolare attenzione alle persone in condizione NEET e ai giovani più vulnerabili.
STRATEGIE
I contenuti programmatici per raggiungere la visione prospettata rispetto al mercato del lavoro ed in particolare nei confronti del tema occupazionale fanno capo, a partire dal 1997, alla strategia occupazionale europea. Gli orientamenti contenuti nella stessa (Consiglio dell’Unione Europea 2018) sono integrati nel quadro delle politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione, in particolare, a partire dal 2010 nella strategia decennale Europa 2020 – che succede alla Strategia di Lisbona 2000/2010 – per una crescita sostenibile, digitale ed inclusiva.
Il periodo 9 maggio 2023 – 8 maggio 2024 è stato proclamato “Anno europeo delle competenze” allo scopo di far fronte alla carenza di competenze nell’UE e di promuovere una mentalità di riqualificazione e miglioramento di queste ultime per aiutare le persone ad accedere a posti di lavoro di qualità (Consiglio dell’Unione Europea 2022).
Nel quadro del Bilancio 2021-2027 sono a disposizione degli Stati membri circa € 65 mld di Fondi UE per investimenti in programmi incentrati sulle competenze, principalmente attraverso il dispositivo di ripresa e resilienza e il FSE+.
Nell’aprile 2023 la Commissione ha adottato nuove proposte e raccomandazioni sulle competenze, l’istruzione e la formazione digitale.
Sempre nel quadro dell’Anno delle competenze, ha aumentato il bilancio di Erasmus+ a € 4,43 mld a sostegno di alleanze tra istituti di istruzione superiore. Inoltre, dal 2020 è operativo il “patto per le competenze” che riunisce organizzazioni pubbliche e private per individuare le carenze di competenze esistenti e individuare quali saranno necessarie in futuro in ciascun settore produttivo.
A luglio 2023 la Commissione ha avviato la prima fase di consultazione delle parti sociali europee sul rafforzamento del quadro di qualità dell’UE per i tirocini, con l’obiettivo di aiutare i giovani nella transizione dallo studio e dalla disoccupazione al mondo del lavoro mediante tirocini di qualità.
Secondo Eurobarometro, il 76% dei giovani europei ha appreso cose utili sul piano professionale durante il tirocinio, e il 68% ha trovato lavoro dopo averlo completato (Commissione Europea 2023).
Di seguito sono indicate le direttrici e le relative declinazioni della strategia di occupazione allineate ai 20 principi espressi nel pilastro dei diritti sociali europei:
- Rilanciare la domanda di lavoro
-
- creazione di posti di lavoro di qualità;
- riduzione degli ostacoli nell’assunzione del personale da parte delle imprese;
- promozione dell’imprenditorialità responsabile e del lavoro autonomo;
- promozione dell’economia sociale e dell’innovazione sociale;
- trasferimento dell’onere fiscale dal lavoro ad altre fonti di imposizione;
- livelli salariali minimi garantiti e adeguati.
- Potenziare l’offerta di forza lavoro e migliorare l’accesso all’occupazione, abilità e competenze
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- apprendimento permanente come leva per affrontare i cambiamenti tecnologici, ambientali e demografici;
- riconoscimento delle competenze;
- promozione delle pari opportunità e delle persone provenienti da contesti svantaggiati;
- interventi volti a contrastare la disoccupazione giovanile e il fenomeno dei NEET, attraverso l’attuazione della garanzia per i giovani.
- Migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro e l’efficacia del dialogo sociale
-
- promuovere le pari opportunità per tutti, favorire l’inclusione sociale e combattere la povertà;
- contrasto al lavoro non dichiarato;
- favorire la transizione a forme di lavoro a tempo indeterminato;
- promozione di norme in materia di protezione dell’occupazione per favorire modalità di assunzione e la flessibilità per affrontare il contesto attuale;
- contrasto all’abuso dei contratti atipici e lavoro precario;
- promozione di politiche attive del mercato del lavoro;
- garantire prestazioni di disoccupazioni che non incentivano il mancato ritorno all’occupazione;
- garantire una mobilità nell’ottica di una crescita delle competenze e dell’esperienze sia dei discenti che dei lavoratori;
- gestione del fenomeno della “fuga dei cervelli”.
- Promuovere le pari opportunità per tutti, favorire l’inclusione sociale e combattere la povertà
-
- promuovere le pari opportunità per tutti, favorire l’inclusione sociale e combattere la povertà;
- promozione di misure efficaci per contrastare ogni forma di discriminazione;
- promozione delle pari opportunità, del lavoro e dell’imprenditoria femminile;
- modernizzazione dei regimi di protezione sociale: sostegno al reddito, mercato del lavoro inclusivo e accesso a servizi di qualità;
- reddito minimo per chiunque non disponga di risorse sufficienti;
- lotta alla deprivazione abitativa;
- sostenere sistemi pensionistici sostenibili.
INIZIATIVE
INIZIATIVE | TARGET | OBIETTIVI | PRINCIPALI FONTI DI FINANZIAMENTO |
Strategia per le PMI per un’Europa sostenibile e digitale |
Imprese, giovani |
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FSE+; Fondi Consiglio Europeo dell’Innovazione; Programma Erasmus + per giovani imprenditori Global; InvestEU |
Sostegno attivo ed efficace all’occupazione (EASE) |
Disoccupati, giovani, donne, persone fragili |
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NextGenEU; FSE+; InvestEU |
Sostegno all’occupazione giovanile |
Giovani |
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NextGenEU; FSE+; InvestEU; |
Sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (SURE) |
Lavoratori, imprese, disoccupati. |
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EU SURE social bond |
Piano d’azione per l’economia sociale (SEAP) |
Imprese sociale e attori della società civile |
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InvestEU; FSE+; Erasmus+ |
Strategia europea per la disabilità |
Persone con disabilità |
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InvestEU; FSE+ |
Direttiva per il rafforzamento del principio di volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne […] |
Donne |
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InvestEU; FSE+ |
Direttiva sul salario minimo |
Lavoratori e imprese |
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NextGenEU |
Strategia EEA; Piano d’azione per l’educazione digitale; Agenda delle Competenze 2020; Raccomandazione su IFP per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza |
Giovani |
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FSE+; InvestEU; NextGenEU; Erasmus + |
Garanzia giovani
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Giovani; giovani in condizione svantaggiata; NEET
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FSE+
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RISORSE
Commissione Europea (2013). Flexicurity in Europe: Administrative Agreement (final report). Publications Office: Luxembourg. Available at: http://ec.europa.eu/social/BlobServlet?docId=10227&langId=en
Commissione Europea, Direttore Generale per la Comunicazione e Leyen, U. (2023). Stato dell’Unione 2023, Publications Office of the European Union. https://data.europa.eu/doi/10.2775/466301
Consiglio dell’Unione Europea (2022). Proposal for a Decision of the European Parliament and of the council on a European Year of Skills 2023. Publications Office: Bruxelles. https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/7dcdca0b-5069-11ed-92ed-01aa75ed71a1
Consiglio Europeo (2018). Decisione (UE) 2018/1215 del consiglio del 16 luglio 2018 sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione. Publications Office: Bruxelles.
Wilthagen T. e Tros F. (2004). The concept of ‘flexicurity’: A new approach to regulating employment and labour markets. Transfer: European Review of Labour and Research 10(2):166–186.
Agenda setting: rendere i NEET risorsa per la società
A partire dalla fine degli anni ’90, nel Regno Unito si inizia a porre l’attenzione su quei giovani con un’età compresa fra i 16 e i 18 anni non inseriti in nessun percorso di istruzione o formazione, né occupati, e quindi come tali considerati a rischio di esclusione sociale.
Per definirli si conia l’acronimo NEET – Not in Education, Employment and Training1 Vedi Social Exclusion Unit (1999). Bridging the gap: New opportunities for 16-18years old Not in Education, Employment or Training. London: Report, 1999. il cui utilizzo diventa comune a partire dal 2010, anno in cui l’Unione Europea lo adotta come indicatore di riferimento sulla condizione delle nuove generazioni. Il tasso di NEET diventa così “la misura principale di quanto una comunità dilapida il potenziale delle nuove generazioni, a scapito non solo dei giovani stessi ma anche delle proprie possibilità di sviluppo e benessere”.2 A. Rosina (2020). I NEET in Italia. Per efficaci politiche di attivazione, a cura di Start-Net -Network Transizione Scuola-Lavoro, marzo 2020.
Se in origine l’attenzione è concentrata su una fascia di età più ristretta, fino ai 18-19 anni, con il diffondersi del fenomeno e della sua progressiva cronicizzazione la popolazione osservata si allarga anche fino ai 34 anni (cosiddetti “giovani adulti”). Questo ampliamento della forchetta anagrafica corrisponde anche ad una rifocalizzazione della questione che si dilata per includere l’intera transizione scuola-lavoro.3 Ibidem. ESPANDI
RISORSE
Commissione Europea, DG EC (2018). Situation of young people in the European Union. Commission Staff Working Document, 22.5.2018. Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione Europea: Lussemburgo.
Eurydice, Donkova, R. e Crosier, D. (2018). Focus on: the long shadow of NEET, 15 marzo 2018, reperibile a: https://eurydice.eacea.ec.europa.eu/news/focus-long-shadow-neet
EVS (2008). European Values Study 2008: Integrated Dataset (EVS 2008). GESIS, Cologne. ZA4800 Data file Version 5.0.0, https://doi.org/10.4232/1.13841.
Fondazione Italia Sociale, Marrocu, M. (2023). Lavorare non è più un “ripiego” se a scuola non ci si vuole più stare – Maurizio Del Conte e Maurizio Laganà, in Civic, Quaderni di Fondazione Italia sociale n. 9, 2023. Fondazione Italia Sociale: Milano.
Ministero delle politiche giovani, Ministero del lavoro e delle politiche sociali (2022). NEET WORKING Piano di emersione e orientamento dei giovani inattivi. Roma. Reperibile a: https://www.politichegiovanili.gov.it/media/fodnvowp/piano_neet-2022_rev-gab.pdf
Rosina, A. (2020). I NEET in Italia. Per efficaci politiche di attivazione, a cura di Start-Net -Network Transizione Scuola-Lavoro.
Social Exclusion Unit (1999). Bridging the gap: New opportunities for 16-18 years old Not in Education, Employment or Training, London: Report.
Chi fa cosa in Europa: iniziative di policy
SVEZIA
In tema di NEET, la Svezia presenta rilevazioni statistiche molto positive. La percentuale del numero di persone in questa condizione nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni nel 2022 è dell’5,7% (EUROSTAT 2023), inferiore sia dell’attuale media europea del 11,7% che all’obiettivo del 9% stabilito dall’Unione da raggiungere entro il 2030 per questa fascia d’età.
Fin dal 2006, il Paese scandinavo ha implementato misure che promuovono un approccio al passaggio scuola-lavoro che prende in considerazione diversi fattori, tra cui le condizioni economiche e sociali di partenza dei giovani (Mellberg et al. 2022). Questo approccio è attuato in maniera decentralizzata al fine di fornire soluzioni il più possibili individuali e personalizzate per affrontare le diverse esigenze dei giovani in condizione NEET, coinvolgendo attivamente le reti locali. Un approccio di questo tipo si fonda sull’idea che, in contesti complessi, risolvere alcuni problemi sia più efficace attraverso una collaborazione locale tra vari attori. Questa collaborazione si esplica in accordi flessibili che superano settori, confini territoriali e livelli di governo (Ladner 2017).
L’approccio multifattoriale si concretizza sul coordinamento dei diversi livelli istituzionali e di ambiti di policy coinvolti nell’affrontare la sfida dei NEET.
In questo quadro i Comuni, supportati dall’Agenzia nazionale svedese per l’istruzione attraverso linee guida per orientare la loro azione rispetto ai giovani, hanno un ruolo primario nel contrastare il fenomeno. Infatti, l’istruzione, pur essendo regolamentata a livello nazionale, è gestita dai Comuni che sono responsabili del sostegno e dell’offerta di alternative educative per i giovani di età inferiore ai 20 anni che non hanno completato la scuola superiore. Inoltre, i Comuni sono obbligati a identificare e contattare questi ragazzi. Altro fattore da non sottovalutare per comprendere il fenomeno NEET in Svezia sono le cosiddette folk school che offrono un approccio più flessibile all’istruzione, attirando spesso giovani che non riescono a seguire il percorso scolastico regolare. La maggior parte di queste scuole popolari è gestita da organizzazioni non profit, e una minoranza di esse dalle autorità regionali. Il ruolo dei Comuni copre anche l’ambito dei servizi sociali, dell’assistenza primaria e i servizi sanitari scolastici, consentendo loro di poter intercettare giovani vulnerabili e in condizione NEET.
Una governance multistakeholder è prevista anche per le misure destinate ai giovani relative al mercato del lavoro, attuate dal Servizio Pubblico per l’Occupazione (PES). Anch’esse sono costruite attraverso la collaborazione con le scuole e altri stakeholder territoriali (imprese e organizzazioni della società civile) al fine di agevolare la transizione dalla fase scolastica a quella lavorativa.
In sintesi, qui le principali iniziative per il contrasto del fenomeno NEET in Svezia:
- Garanzia giovani: La Svezia ha introdotto la “Job Guarantee for Young People” nel dicembre 2007. Questa misura mira a fornire supporto e attività di ricerca del lavoro per i giovani individui che sono stati disoccupati e registrati come cercatori di lavoro presso il Servizio pubblico per l’impiego (PES) per almeno tre mesi.
- Collaborazione con i Comuni: le amministrazioni comunali svolgono un ruolo importante nelle attività con i giovani NEET. La Svezia ha fornito linee guida generali per il monitoraggio nazionale dei NEET di età inferiore ai 20 anni e offre supporto per il lavoro dei comuni con questo gruppo target.
- Coordinamento e supporto dell’Agenzia svedese per i giovani e la società civile: Nel maggio 2020, l’Agenzia svedese per i giovani e la società civile (MUCF), insieme ad altre autorità, è stata incaricata dal governo di sviluppare un coordinamento per i giovani NEET. L’incarico è sfociato in sette proposte e dieci valutazioni che le autorità ritengono debbano essere prioritarie nel futuro lavoro condiviso. Le sette proposte di lavoro condiviso sono le seguenti:
i) missione a lungo termine per un coordinamento nazionale e prosecuzione dell’incarico al MUCF per sostenere gli attori locali;
ii) un sito web per lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze;
iii) una maggiore responsabilità per il gruppo target a livello regionale;
iv) un maggior numero di iniziative per i NEET finanziate dal coordinamento;
v) una maggiore presenza di gruppi intersettoriali per supportare la frequenza scolastica;
vi) in caso di rischio di abbandono scolastico obbligo di offrire agli alunni chiamate di orientamento;
vii) studiare l’estensione di piani individuali coordinati dai gruppi intersettoriali.
Nel 2021 il Governo svedese ha prorogato l’incarico per il MUCF per continuare a fornire un supporto per il coordinamento tra gli attori che lavorano sul tema NEET a livello nazionale e locale.
- Politiche per l’integrazione dei nuovi immigrati: La Svezia ha adottato l’”Act on introduction activities for certain newly arrived immigrants”, che prevede misure specifiche per i giovani immigrati appena arrivati. Queste misure mirano a facilitare l’integrazione dei giovani immigrati nel mercato del lavoro e nella vita comunitaria.
- Finanziamento di opportunità lavorative nel periodo estivo per giovani svantaggiati: Il Governo svedese ha stanziato fondi per offrire percorsi lavorativi estivi ai giovani provenienti da famiglie svantaggiate dal punto di vista socioeconomico. L’iniziativa mira a fornire opportunità di lavoro nel periodo estivo per i giovani che hanno completato l’istruzione obbligatoria e gli studenti delle scuole superiori, con particolare attenzione a coloro che provengono da famiglie con uno status socioeconomico basso.
- New Start Jobs (NSJ): Introdotto nel 2008, NSJ offre opportunità di lavoro ai giovani disoccupati da lungo tempo.
- Coaching individualizzato: implementata nel 2009, questa misura mira a sostenere i giovani disoccupati nelle loro attività di ricerca di lavoro.
- Corsi di motivazione allo studio: Iniziati nel 2010, questi corsi fanno parte della Garanzia lavoro per i giovani e aiutano a motivare i giovani disoccupati a proseguire gli studi.
- Borse di studio per il proseguimento della scuola secondaria: Introdotta nel 2011, questa misura amplia la disponibilità di contributi più elevati nell’ambito del programma di aiuti finanziari agli studenti per i giovani tra i 20 e i 24 anni che riprendono gli studi secondari superiori.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
Ladner, A. (2017). Autonomy and austerity: Re- investing in local government. In I. C. Schwab, G. Bouckaert, & S. Kuhlmann (Eds.), Lessons from research and practice in 31 countries. The future of local government in Europe (pp. 23– 52). Nomos Verlagsgesellschaft
Mellberg, C., Minas, R., Korpi, T., & Andersson, L. (2022). Effective local governance assisting vulnerable groups: The case of youth not in employment, education or training (NEETs) in Sweden. International Journal of Social Welfare, 32, 20-31. https://doi.org/10.1111/ijsw.12527
Swedish Agency for Youth and Civil Society [MUCF] (2020). Long term exclusion. The different challenges facing young people not in employment, education or training. Reperibile da: https://www.mucf.se/en/publications/long-term-exclusion
PAESI BASSI
I Paesi Bassi presentano la percentuale più bassa a livello europeo di persone in condizione NEET. Nel 2022, la percentuale era del 4,2% relativamente alla fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni (EUROSTAT 2023), valore ben al di sotto sia della media europea (11,7%) che dell’obiettivo target da raggiungere entro il 2030 stabilito in seno all’Unione (9%). Inoltre, insieme alla Svezia, i Paesi Bassi presentano anche i più elevati tassi di occupazione e più bassi tassi di inattività nella fascia di età 30-34.
Le politiche educative, e in particolare il sistema duale adottato, hanno corroborato un mercato del lavoro che a livello statistico emerge come il più solido in Europa con un’elevata partecipazione alla forza lavoro che raggiunge l’82,9% rispetto a una media europea del 74,6% nel 2022 (EUROSTAT 2023).
A livello di politiche condotte per integrare i giovani nel mercato del lavoro, e, nello specifico, le persone in condizione NEET, l’approccio olandese è basato su un intervento preventivo e di attivazione dei giovani che parte dal sistema scolastico e presenta un forte decentramento istituzionale nel costruire misure volte a garantire l’integrazione nel mercato del lavoro anche attraverso la ripresa degli studi o l’attivazione di percorsi formativi.
Il basso numero di NEET e i buoni livelli di partecipazione al mercato del lavoro sono attribuiti comunemente al sistema educativo olandese (Dicks e Levels 2022). In particolare, negli anni è stato implementato un sistema di istruzione professionale funzionale anche grazie a una connessione profonda tra scuole e imprese. L’implementazione di questo sistema comporta una considerevole spesa pubblica nel settore educativo, pari all’1,6% del PIL (OECD 2023).
Un altro fattore da evidenziare riguarda il sistema di transizione tra scuola e lavoro che ha l’obiettivo, in una previsione di tipo occupazionale (Gangl 2003), di garantire che le competenze insegnate nell’ambito dell’istruzione siano richieste sul mercato del lavoro. In questo quadro, i datori di lavoro attraverso Samenwerkingsorganisatie Beroepsonderwijs Bedrijfsleven (SBB), una fondazione che collega l’istruzione professionale e le aziende, costruiscono con le istituzioni curriculum che si contraddistinguono per un’elevata specificità professionale volti a rispondere all’esigenze emergenti nei diversi settori di mercato diminuendo il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.
In questo contesto, l’implementazione della Garanzia Giovani europea nei Paesi Bassi si è fondata sulla creazione di partenariati interministeriali, tra enti locali, con le parti sociali e altri stakeholder territoriali (Commissione europea 2020).
L’approccio adottato nei Paesi Bassi si concentra sulla transizione da una generica lotta alla disoccupazione giovanile a un sostegno mirato per i giovani più vulnerabili e sulla prevenzione dell’abbandono scolastico. Nell’ottica di un maggiore decentramento – ritenuto funzionale per rispondere alla complessità della condizione NEET e della dispersione scolastica – sono state ampliate le responsabilità e i compiti affidati agli uffici comunali, con l’obiettivo di dotare gli enti locali di strumenti volti a rafforzare la collaborazione con organizzazioni della società civile e istituti scolastici nell’ottica di fornire servizi di supporto più integrati e personalizzati per i giovani.
RISORSE
Commissione europea (2020). Employment, Social Affairs & Inclusion: The Youth Guarantee country by country – Netherlands. Publications Office: Bruxelles.
Dicks, A. e Levels, M. (2022). NEET during the School to-Work Transition in the Netherlands, In: Levels, Mark Brzinsky-Fay, Christian Holmes, Craig Jongbloed, Janine Taki, Hirofumi (Ed.): The Dynamics of Marginalized Youth, ISBN 978-1-003-09665-8, pp. 25-55. Routledge: London, https://doi.org/10.4324/9781003096658-2
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
OECD (2023). Education at a Glance 2023: OECD Indicators. OECD Publishing: Paris, https://doi.org/10.1787/e13bef63-en.
GERMANIA
Il tasso di persone in condizione NEET nel 2022 in Germania è del 8,6% nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni, dato al di sotto della media europea del 11.7% (EUROSTAT 2023).
La Germania ha sostenuto negli anni un ampio pacchetto di politiche, tra cui l’aumento della spesa per le politiche del mercato del lavoro e la promozione di programmi che creano occupazione come strategie efficaci per contrastare la condizione NEET. Inoltre, la Germania ha un sistema esteso di formazione professionale e di apprendistato, che ha l’obiettivo di integrare nel mercato del lavoro i giovani che escono dalla scuola con qualifiche intermedie (Brzinsky-Fay 2022). Il sistema duale tedesco da questo punto di vista è un fattore riconosciuto come facilitante nella transizione scuola-lavoro, come dimostrato dagli elevati livelli di occupazione nei due anni successivi al diploma dei giovani che hanno scelto questo percorso formativo che toccano il 94% (OECD 2023).
Inoltre, per rispondere ai fattori multidimensionali legati al fenomeno dei NEET sono stati attivati diversi programmi supportati dal Fondo Sociale Europeo che mirano a promuovere l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro tra cui:
- Il programma pilota “JUGEND STÄRKEN im Quartier”, che mira a sostenere i giovani in 161 comunità modello selezionate in tutta la Germania, fornendo loro supporto socio-educativo individuale per facilitare la transizione dalla scuola al lavoro;
- Il programma “WIR – Netzwerke integrieren Geflüchtete in den regionalen Arbeitsmarkt”, che si concentra sulle esigenze specifiche dei rifugiati per integrarli nel mercato del lavoro tedesco, con particolare attenzione alle persone con disabilità o con specifiche situazione alla base della loro migrazione;
- Il programma “JUVENTUS”, che offre tirocini in aziende di altri paesi dell’UE per giovani svantaggiati, al fine di migliorare le loro prospettive sul mercato del lavoro.
In Germania, l’efficacia delle misure e dei programmi di supporto all’occupazione viene monitorata e valutata attraverso un sistema di monitoraggio completo messo in atto dall’Agenzia Federale per l’Occupazione (Bundesagentur für Arbeit) dove sono documentati in particolare i risultati rispetto alla transizione verso il lavoro, la formazione e le misure preposte a supportare l’impiego dei giovani.
Ulteriori misure atte a prevenire la condizione NEET tra i giovani sono legate alle politiche educative e in particolare alla transizione scuola-lavoro sono rappresentate dai programmi di preparazione professionale (Berufsvorbereitende Bildungsmaßnahmen), i quali offrono ai giovani sotto i 25 anni non all’interno di percorsi di apprendistato o formativi, che sono svantaggiati o una disabilità e/o che appartengono alla comunità degli immigrati un orientamento professionale mirato ad accompagnarli nel loro ingresso nel mercato del lavoro.
RISORSE
Brzinsky-Fay, C. (2022). NEET in Germany: Labour Market Entry Patterns and Gender Differences. In Levels, M., Brzinsky-Fay, C., Holmes, C., Jongbloed, J., Taki, H. (Eds.), The Dynamics of Marginalized Youth Not in Education, Employment, or Training Around the World (56-86). Routledge: London.
OECD (2023). Education at a Glance 2023: OECD Indicators, Éditions OCDE, Paris, https://doi.org/10.1787/e13bef63-en.
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
OECD (2023). Education at a Glance 2023 – OECD Indicators – Germany
IRLANDA
La percentuale del numero di persone in condizione NEET nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni è dell’8,7%, inferiore dunque alla media europea del 11,7%.
Dal 2018 è stata riscontrata una forte riduzione delle persone in tale condizione nonostante la situazione derivante dagli effetti della crisi economica del 2008 nel paese (OECD 2020). La resilienza del sistema irlandese viene ricondotta da un sistema di politiche attive del lavoro consolidate poggiate su due pilastri: l’integrazione tra servizi pubblici per l’impiego e sussidi per l’inserimento lavorativo, da una parte, ed un sistema coordinato dallo Stato di partnership tra pubblico e privato, dall’altro.
In questo quadro, la Garanzia giovani irlandese è stata innestata come branca delle politiche attive del lavoro focalizzata sui giovani ed in particolare sui NEET.
Le misure avviate rappresentano una rimodulazione delle esistenti strategie, in particolare della struttura della strategia nazionale dell’occupazione, la “pathways to work”, che nella sua versione aggiornata del 2021 e rinnovata fino al 2025 ha l’obiettivo di supportare il mercato del lavoro nella situazione derivante dagli effetti socioeconomici della pandemia, oltre che sostenere le persone inoccupate nella ricerca di un posto di lavoro.
Seguendo gli orientamenti derivanti dalla raccomandazione dell’Unione Europea per un rinforzo della Garanzia Giovani, le misure prevedono diverse iniziative per contrastare la disoccupazione giovanile d’interesse nel contesto europeo.
Uno dei dispositivi su cui si è innestata la Garanzia Giovani è il programma Work Placement Experience (WPEP), una misura che prevede un periodo di 6 mesi di lavoro volontario per persone in cerca di lavoro tra i 18 e i 65 anni che recepiscono un sussidio e sono in stato di disoccupazione da 6 mesi o più.
L’Irlanda ha anche attuato una misura, chiamata JobsPlus, rivolta ad incentivare economicamente i datori di lavoro ad offrire lavoro alle persone in cerca di occupazione iscritte al registro dei disoccupati. Per rispondere agli obiettivi della Garanzia giovani rafforzata e di Pathways to Work 2021-2025, il periodo di qualificazione per le persone in cerca di lavoro per il tempo di disoccupazione per i giovani per essere ammessi al programma è stato ridotto a 4 mesi, rispetto ai 6 mesi precedenti. Inoltre, è stata ampliata la fascia di età per includere tutti coloro che hanno meno di 30 anni.
Ulteriore misura rivolta ai giovani è la previsione di 1000 posti nel pubblico impiego riservati ai giovani, dei 3000 previsti dai programmi di pubblico impiego per disoccupati.
In questo quadro rientra anche l’iniziativa Tús (community work placement initiative) che prevede opportunità lavorative nell’ambito prosociale con organizzazioni di volontariato per disoccupati in aree rurali e urbane.
Ulteriori misure che coinvolgono i giovani NEET sono:
- l’impegno per le aziende sottoscrittrici della carta per l’occupazione e l’attivazione dei giovani di considerare nei loro colloqui almeno il 50% di giovani iscritti al registro dei disoccupati
- corsi di formazioni e opportunità formative per gli early leavers
- distribuzione di fondi per supportare organizzazione di volontariato giovanile per offrire opportunità di crescita delle competenze delle persone coinvolte.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
Government of Ireland (2021). Pathways to work 2021-2025. Irish Department of Social Protection, Dublin.
Government of Ireland (2021a). Pathways to work 2021-2025 – Technical paper. Irish Department of Social Protection, Dublin.
OECD (2020), Education Policy Outlook: Ireland, available at: www.oecd.org/education/policy-outlook/country-profile-Ireland-2020.pdf.
FRANCIA
Il tasso di persone NEET nel 2022 in Francia è del 12% nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni, poco al di sopra del dato medio europeo, 11,7% (EUROSTAT 2023).
Seguendo l’orientamento dettato dalla Garanzia giovani europea, le politiche francesi dedicate a questo tema si pongono l’obiettivo prioritario di fornire percorsi formativi al fine di favorire l’inserimento professionale dei giovani.
Una delle più recenti iniziative è il “contratto di impegno per i giovani” (CEJ) avviato nel marzo 2022 come parte della Garanzia giovani europea. Si tratta di un programma di sostegno dedicato a giovani tra i 16 e i 25 anni di 6-12 mesi. Viene fornito dai centri per l’impiego e prevede un sussidio (fino a 500 al mese) per le persone che s’impegnano a frequentare una formazione della durata tra le 15 e le 20 ore settimanali. Oltre alla formazione, il “contratto” prevede che i giovani possono prestarsi al servizio civile, a laboratori di gruppo e a stage in aziende. Le persone sono accompagnate nel percorso da strutture selezionate attraverso un bando annuale; nel 2022 questo è stato cofinanziato dai Ministeri responsabili dell’Occupazione e della Gioventù con 15 milioni di euro.
Un’ulteriore opportunità per i giovani NEET è rappresentata dall’EPIDE (Établissement Pour l’Insertion dans l’Emploi). Istituto amministrativo pubblico d’ispirazione militare, è chiamato a sostenere i giovani tra i 17 e i 25 anni senza diploma o qualifiche e a rischio marginalizzazione. L’EPIDE dà la possibilità di ricevere una formazione gratuita all’interno di un collegio, previo contratto di integrazione volontaria che ha la durata di 8 mesi (che può essere rinnovato non oltre i 24 mesi). In questo percorso i giovani ricevono un’indennità mensile di 210 euro.
Altro strumento avviato a partire da fine anni Novanta, sono le “Scuole della seconda opportunità” (E2C), pensate per fornire una formazione in alternanza con il lavoro nella previsione di facilitare l’accesso al conseguimento di una qualifica e all’occupazione. Nel territorio sono presenti 54 scuole di questo tipo che raccolgono 14.000 giovani e ne impiegano nel mondo del lavoro 1200 all’anno.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
Gouvernement française, Ministère du Travail, du plein emploi et de l’insertion (2022). Décret n° 2022-199 du 18 février 2022 relatif au contrat d’engagement jeune et portant diverses mesures d’application de l’article 208 de la loi n° 2021-1900 du 30 décembre 2021 de finances pour 2022
Contrat d’Engagement Jeune (CEJ)
ITALIA
La percentuale dei NEET in Italia è la seconda più elevata in Europa. Toccando il 19% nella fascia di popolazione tra i 16 e i 29 anni, è molto al di sopra della media europea che si attesta intorno al 11%. Il dato è uno dei sintomi del divario generazionale presente nel nostro Paese, accentuato dalla pandemia e ancora più evidente nelle regioni meridionali (INAPP 2019).
Per far fronte a questa sfida, l’Italia, all’interno dell’orientamento della Garanzia giovani europei, ha avviato diverse iniziative per ridurre l’inattività tra i giovani contenute nel piano NEET del 2022. Partendo da un approccio metodologico condiviso suddiviso in tre fasi distinte, ci si propone di far emergere le persone in questa condizione, ingaggiarle in un percorso e attivarle nel mercato del lavoro o in percorsi di formazione.
A differenza di quanto avvenuto altrove, il piano italiano è stato costruito in un’ottica il più possibile focalizzata sul tema NEET, piuttosto che sulla disoccupazione di lunga durata. Esso propone, dove possibile, iniziative ex-novo che trovano la loro radice anche nei contesti della società civile.
La prima fase del Piano (2021-2023) è stata avviata per costruire una mappatura nei territori e una profilazione delle iniziative più rilevanti a livello locale che hanno avuto la capacità di intercettare dati e informazioni sulle condizioni dei NEET attraverso la promozione di esperienze di coesione sociale. Queste ultime, seguendo le linee guida, possono essere iniziative anche di innovazione sociale attraverso pratiche di ingaggio dei giovani come attività culturali, digitali o musicali.
Una volta profilate le iniziative e colti i punti di forza e di debolezza, si prevede la definizione degli strumenti di intervento (come risorse finanziarie o di altra natura) con l’obiettivo di rafforzare queste esperienze e renderle scalabili come modelli di innovazione sociale.
Gli strumenti operativi delineati per l’inserimento lavorativo sono:
- la Garanzia Giovani rinforzata (finanziata dall’UE) e che coinvolge i Centri per l’impiego come presidio per supportare i giovani nel cogliere opportunità formative e lavorative;
- la Garanzia occupabilità lavoratori (GOL) che vede i NEET tra i beneficiari dei servizi e degli interventi ad opera di enti locali ed enti del Terzo settore;
- le campagne informative volte all’ingaggio dei giovani e alla rilevanza del tema per lo sviluppo del paese;
- il Servizio Civile universale come opportunità di crescita personale e professionale;
- il portale GIOVANI2030, una piattaforma che raccoglie opportunità di progetti e iniziative con un focus sull’orientamento, dove accedere a dati e informazioni sull’università, sul volontariato, sulla possibilità di fare esperienze di scambio internazionale, sull’istruzione terziaria professionale, sul mercato del lavoro, sull’evoluzione attesa della domanda di lavoro;
- i programmi europei gestiti dall’Agenzia italiana dei Giovani (tra cui Erasmus+) e dal Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull’inclusione dei giovani con minori opportunità
- lo stanziamento di risorse dedicata alla creazione di Sportelli Giovani all’interno dei Centri per l’Impiego, con competenze specifiche ad accogliere anche giovani NEET.
Per potenziare il lavoro di prossimità che può essere realizzato sui territori, il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale lavorano in sinergia con ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) attraverso il supporto a progettualità locali orientate alle tre fasi chiave definite nel Piano NEET: emersione, ingaggio e attivazione, con l’elaborazione di piani di azione personalizzati.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023.
Ministero delle politiche giovani, Ministero del lavoro e delle politiche sociali (2022). NEET WORKING Piano di emersione e orientamento dei giovani inattivi. Roma.
https://www.politichegiovanili.gov.it/media/fodnvowp/piano_neet-2022_rev-gab.pdf
Morlino L., Raniolo F. (2019). Gli effetti della crisi economica, Sinappsi, IX, n. 3, pp.14-24.
https://oa.inapp.org/xmlui/handle/20.500.12916/607
GIOVANI2030, Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale
In tema di NEET, la Svezia presenta rilevazioni statistiche molto positive. La percentuale del numero di persone in questa condizione nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni nel 2022 è dell’5,7% (EUROSTAT 2023), inferiore sia dell’attuale media europea del 11,7% che all’obiettivo del 9% stabilito dall’Unione da raggiungere entro il 2030 per questa fascia d’età.
Fin dal 2006, il Paese scandinavo ha implementato misure che promuovono un approccio al passaggio scuola-lavoro che prende in considerazione diversi fattori, tra cui le condizioni economiche e sociali di partenza dei giovani (Mellberg et al. 2022). Questo approccio è attuato in maniera decentralizzata al fine di fornire soluzioni il più possibili individuali e personalizzate per affrontare le diverse esigenze dei giovani in condizione NEET, coinvolgendo attivamente le reti locali. Un approccio di questo tipo si fonda sull’idea che, in contesti complessi, risolvere alcuni problemi sia più efficace attraverso una collaborazione locale tra vari attori. Questa collaborazione si esplica in accordi flessibili che superano settori, confini territoriali e livelli di governo (Ladner 2017).
L’approccio multifattoriale si concretizza sul coordinamento dei diversi livelli istituzionali e di ambiti di policy coinvolti nell’affrontare la sfida dei NEET.
In questo quadro i Comuni, supportati dall’Agenzia nazionale svedese per l’istruzione attraverso linee guida per orientare la loro azione rispetto ai giovani, hanno un ruolo primario nel contrastare il fenomeno. Infatti, l’istruzione, pur essendo regolamentata a livello nazionale, è gestita dai Comuni che sono responsabili del sostegno e dell’offerta di alternative educative per i giovani di età inferiore ai 20 anni che non hanno completato la scuola superiore. Inoltre, i Comuni sono obbligati a identificare e contattare questi ragazzi. Altro fattore da non sottovalutare per comprendere il fenomeno NEET in Svezia sono le cosiddette folk school che offrono un approccio più flessibile all’istruzione, attirando spesso giovani che non riescono a seguire il percorso scolastico regolare. La maggior parte di queste scuole popolari è gestita da organizzazioni non profit, e una minoranza di esse dalle autorità regionali. Il ruolo dei Comuni copre anche l’ambito dei servizi sociali, dell’assistenza primaria e i servizi sanitari scolastici, consentendo loro di poter intercettare giovani vulnerabili e in condizione NEET.
Una governance multistakeholder è prevista anche per le misure destinate ai giovani relative al mercato del lavoro, attuate dal Servizio Pubblico per l’Occupazione (PES). Anch’esse sono costruite attraverso la collaborazione con le scuole e altri stakeholder territoriali (imprese e organizzazioni della società civile) al fine di agevolare la transizione dalla fase scolastica a quella lavorativa.
In sintesi, qui le principali iniziative per il contrasto del fenomeno NEET in Svezia:
- Garanzia giovani: La Svezia ha introdotto la “Job Guarantee for Young People” nel dicembre 2007. Questa misura mira a fornire supporto e attività di ricerca del lavoro per i giovani individui che sono stati disoccupati e registrati come cercatori di lavoro presso il Servizio pubblico per l’impiego (PES) per almeno tre mesi.
- Collaborazione con i Comuni: le amministrazioni comunali svolgono un ruolo importante nelle attività con i giovani NEET. La Svezia ha fornito linee guida generali per il monitoraggio nazionale dei NEET di età inferiore ai 20 anni e offre supporto per il lavoro dei comuni con questo gruppo target.
- Coordinamento e supporto dell’Agenzia svedese per i giovani e la società civile: Nel maggio 2020, l’Agenzia svedese per i giovani e la società civile (MUCF), insieme ad altre autorità, è stata incaricata dal governo di sviluppare un coordinamento per i giovani NEET. L’incarico è sfociato in sette proposte e dieci valutazioni che le autorità ritengono debbano essere prioritarie nel futuro lavoro condiviso. Le sette proposte di lavoro condiviso sono le seguenti:
i) missione a lungo termine per un coordinamento nazionale e prosecuzione dell’incarico al MUCF per sostenere gli attori locali;
ii) un sito web per lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze;
iii) una maggiore responsabilità per il gruppo target a livello regionale;
iv) un maggior numero di iniziative per i NEET finanziate dal coordinamento;
v) una maggiore presenza di gruppi intersettoriali per supportare la frequenza scolastica;
vi) in caso di rischio di abbandono scolastico obbligo di offrire agli alunni chiamate di orientamento;
vii) studiare l’estensione di piani individuali coordinati dai gruppi intersettoriali.
Nel 2021 il Governo svedese ha prorogato l’incarico per il MUCF per continuare a fornire un supporto per il coordinamento tra gli attori che lavorano sul tema NEET a livello nazionale e locale.
- Politiche per l’integrazione dei nuovi immigrati: La Svezia ha adottato l’”Act on introduction activities for certain newly arrived immigrants”, che prevede misure specifiche per i giovani immigrati appena arrivati. Queste misure mirano a facilitare l’integrazione dei giovani immigrati nel mercato del lavoro e nella vita comunitaria.
- Finanziamento di opportunità lavorative nel periodo estivo per giovani svantaggiati: Il Governo svedese ha stanziato fondi per offrire percorsi lavorativi estivi ai giovani provenienti da famiglie svantaggiate dal punto di vista socioeconomico. L’iniziativa mira a fornire opportunità di lavoro nel periodo estivo per i giovani che hanno completato l’istruzione obbligatoria e gli studenti delle scuole superiori, con particolare attenzione a coloro che provengono da famiglie con uno status socioeconomico basso.
- New Start Jobs (NSJ): Introdotto nel 2008, NSJ offre opportunità di lavoro ai giovani disoccupati da lungo tempo.
- Coaching individualizzato: implementata nel 2009, questa misura mira a sostenere i giovani disoccupati nelle loro attività di ricerca di lavoro.
- Corsi di motivazione allo studio: Iniziati nel 2010, questi corsi fanno parte della Garanzia lavoro per i giovani e aiutano a motivare i giovani disoccupati a proseguire gli studi.
- Borse di studio per il proseguimento della scuola secondaria: Introdotta nel 2011, questa misura amplia la disponibilità di contributi più elevati nell’ambito del programma di aiuti finanziari agli studenti per i giovani tra i 20 e i 24 anni che riprendono gli studi secondari superiori.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
Ladner, A. (2017). Autonomy and austerity: Re- investing in local government. In I. C. Schwab, G. Bouckaert, & S. Kuhlmann (Eds.), Lessons from research and practice in 31 countries. The future of local government in Europe (pp. 23– 52). Nomos Verlagsgesellschaft
Mellberg, C., Minas, R., Korpi, T., & Andersson, L. (2022). Effective local governance assisting vulnerable groups: The case of youth not in employment, education or training (NEETs) in Sweden. International Journal of Social Welfare, 32, 20-31. https://doi.org/10.1111/ijsw.12527
Swedish Agency for Youth and Civil Society [MUCF] (2020). Long term exclusion. The different challenges facing young people not in employment, education or training. Reperibile da: https://www.mucf.se/en/publications/long-term-exclusion
I Paesi Bassi presentano la percentuale più bassa a livello europeo di persone in condizione NEET. Nel 2022, la percentuale era del 4,2% relativamente alla fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni (EUROSTAT 2023), valore ben al di sotto sia della media europea (11,7%) che dell’obiettivo target da raggiungere entro il 2030 stabilito in seno all’Unione (9%). Inoltre, insieme alla Svezia, i Paesi Bassi presentano anche i più elevati tassi di occupazione e più bassi tassi di inattività nella fascia di età 30-34.
Le politiche educative, e in particolare il sistema duale adottato, hanno corroborato un mercato del lavoro che a livello statistico emerge come il più solido in Europa con un’elevata partecipazione alla forza lavoro che raggiunge l’82,9% rispetto a una media europea del 74,6% nel 2022 (EUROSTAT 2023).
A livello di politiche condotte per integrare i giovani nel mercato del lavoro, e, nello specifico, le persone in condizione NEET, l’approccio olandese è basato su un intervento preventivo e di attivazione dei giovani che parte dal sistema scolastico e presenta un forte decentramento istituzionale nel costruire misure volte a garantire l’integrazione nel mercato del lavoro anche attraverso la ripresa degli studi o l’attivazione di percorsi formativi.
Il basso numero di NEET e i buoni livelli di partecipazione al mercato del lavoro sono attribuiti comunemente al sistema educativo olandese (Dicks e Levels 2022). In particolare, negli anni è stato implementato un sistema di istruzione professionale funzionale anche grazie a una connessione profonda tra scuole e imprese. L’implementazione di questo sistema comporta una considerevole spesa pubblica nel settore educativo, pari all’1,6% del PIL (OECD 2023).
Un altro fattore da evidenziare riguarda il sistema di transizione tra scuola e lavoro che ha l’obiettivo, in una previsione di tipo occupazionale (Gangl 2003), di garantire che le competenze insegnate nell’ambito dell’istruzione siano richieste sul mercato del lavoro. In questo quadro, i datori di lavoro attraverso Samenwerkingsorganisatie Beroepsonderwijs Bedrijfsleven (SBB), una fondazione che collega l’istruzione professionale e le aziende, costruiscono con le istituzioni curriculum che si contraddistinguono per un’elevata specificità professionale volti a rispondere all’esigenze emergenti nei diversi settori di mercato diminuendo il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.
In questo contesto, l’implementazione della Garanzia Giovani europea nei Paesi Bassi si è fondata sulla creazione di partenariati interministeriali, tra enti locali, con le parti sociali e altri stakeholder territoriali (Commissione europea 2020).
L’approccio adottato nei Paesi Bassi si concentra sulla transizione da una generica lotta alla disoccupazione giovanile a un sostegno mirato per i giovani più vulnerabili e sulla prevenzione dell’abbandono scolastico. Nell’ottica di un maggiore decentramento – ritenuto funzionale per rispondere alla complessità della condizione NEET e della dispersione scolastica – sono state ampliate le responsabilità e i compiti affidati agli uffici comunali, con l’obiettivo di dotare gli enti locali di strumenti volti a rafforzare la collaborazione con organizzazioni della società civile e istituti scolastici nell’ottica di fornire servizi di supporto più integrati e personalizzati per i giovani.
RISORSE
Commissione europea (2020). Employment, Social Affairs & Inclusion: The Youth Guarantee country by country – Netherlands. Publications Office: Bruxelles.
Dicks, A. e Levels, M. (2022). NEET during the School to-Work Transition in the Netherlands, In: Levels, Mark Brzinsky-Fay, Christian Holmes, Craig Jongbloed, Janine Taki, Hirofumi (Ed.): The Dynamics of Marginalized Youth, ISBN 978-1-003-09665-8, pp. 25-55. Routledge: London, https://doi.org/10.4324/9781003096658-2
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
OECD (2023). Education at a Glance 2023: OECD Indicators. OECD Publishing: Paris, https://doi.org/10.1787/e13bef63-en.
Il tasso di persone in condizione NEET nel 2022 in Germania è del 8,6% nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni, dato al di sotto della media europea del 11.7% (EUROSTAT 2023).
La Germania ha sostenuto negli anni un ampio pacchetto di politiche, tra cui l’aumento della spesa per le politiche del mercato del lavoro e la promozione di programmi che creano occupazione come strategie efficaci per contrastare la condizione NEET. Inoltre, la Germania ha un sistema esteso di formazione professionale e di apprendistato, che ha l’obiettivo di integrare nel mercato del lavoro i giovani che escono dalla scuola con qualifiche intermedie (Brzinsky-Fay 2022). Il sistema duale tedesco da questo punto di vista è un fattore riconosciuto come facilitante nella transizione scuola-lavoro, come dimostrato dagli elevati livelli di occupazione nei due anni successivi al diploma dei giovani che hanno scelto questo percorso formativo che toccano il 94% (OECD 2023).
Inoltre, per rispondere ai fattori multidimensionali legati al fenomeno dei NEET sono stati attivati diversi programmi supportati dal Fondo Sociale Europeo che mirano a promuovere l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro tra cui:
- Il programma pilota “JUGEND STÄRKEN im Quartier”, che mira a sostenere i giovani in 161 comunità modello selezionate in tutta la Germania, fornendo loro supporto socio-educativo individuale per facilitare la transizione dalla scuola al lavoro;
- Il programma “WIR – Netzwerke integrieren Geflüchtete in den regionalen Arbeitsmarkt”, che si concentra sulle esigenze specifiche dei rifugiati per integrarli nel mercato del lavoro tedesco, con particolare attenzione alle persone con disabilità o con specifiche situazione alla base della loro migrazione;
- Il programma “JUVENTUS”, che offre tirocini in aziende di altri paesi dell’UE per giovani svantaggiati, al fine di migliorare le loro prospettive sul mercato del lavoro.
In Germania, l’efficacia delle misure e dei programmi di supporto all’occupazione viene monitorata e valutata attraverso un sistema di monitoraggio completo messo in atto dall’Agenzia Federale per l’Occupazione (Bundesagentur für Arbeit) dove sono documentati in particolare i risultati rispetto alla transizione verso il lavoro, la formazione e le misure preposte a supportare l’impiego dei giovani.
Ulteriori misure atte a prevenire la condizione NEET tra i giovani sono legate alle politiche educative e in particolare alla transizione scuola-lavoro sono rappresentate dai programmi di preparazione professionale (Berufsvorbereitende Bildungsmaßnahmen), i quali offrono ai giovani sotto i 25 anni non all’interno di percorsi di apprendistato o formativi, che sono svantaggiati o una disabilità e/o che appartengono alla comunità degli immigrati un orientamento professionale mirato ad accompagnarli nel loro ingresso nel mercato del lavoro.
RISORSE
Brzinsky-Fay, C. (2022). NEET in Germany: Labour Market Entry Patterns and Gender Differences. In Levels, M., Brzinsky-Fay, C., Holmes, C., Jongbloed, J., Taki, H. (Eds.), The Dynamics of Marginalized Youth Not in Education, Employment, or Training Around the World (56-86). Routledge: London.
OECD (2023). Education at a Glance 2023: OECD Indicators, Éditions OCDE, Paris, https://doi.org/10.1787/e13bef63-en.
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
OECD (2023). Education at a Glance 2023 – OECD Indicators – Germany
La percentuale del numero di persone in condizione NEET nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni è dell’8,7%, inferiore dunque alla media europea del 11,7%.
Dal 2018 è stata riscontrata una forte riduzione delle persone in tale condizione nonostante la situazione derivante dagli effetti della crisi economica del 2008 nel paese (OECD 2020). La resilienza del sistema irlandese viene ricondotta da un sistema di politiche attive del lavoro consolidate poggiate su due pilastri: l’integrazione tra servizi pubblici per l’impiego e sussidi per l’inserimento lavorativo, da una parte, ed un sistema coordinato dallo Stato di partnership tra pubblico e privato, dall’altro.
In questo quadro, la Garanzia giovani irlandese è stata innestata come branca delle politiche attive del lavoro focalizzata sui giovani ed in particolare sui NEET.
Le misure avviate rappresentano una rimodulazione delle esistenti strategie, in particolare della struttura della strategia nazionale dell’occupazione, la “pathways to work”, che nella sua versione aggiornata del 2021 e rinnovata fino al 2025 ha l’obiettivo di supportare il mercato del lavoro nella situazione derivante dagli effetti socioeconomici della pandemia, oltre che sostenere le persone inoccupate nella ricerca di un posto di lavoro.
Seguendo gli orientamenti derivanti dalla raccomandazione dell’Unione Europea per un rinforzo della Garanzia Giovani, le misure prevedono diverse iniziative per contrastare la disoccupazione giovanile d’interesse nel contesto europeo.
Uno dei dispositivi su cui si è innestata la Garanzia Giovani è il programma Work Placement Experience (WPEP), una misura che prevede un periodo di 6 mesi di lavoro volontario per persone in cerca di lavoro tra i 18 e i 65 anni che recepiscono un sussidio e sono in stato di disoccupazione da 6 mesi o più.
L’Irlanda ha anche attuato una misura, chiamata JobsPlus, rivolta ad incentivare economicamente i datori di lavoro ad offrire lavoro alle persone in cerca di occupazione iscritte al registro dei disoccupati. Per rispondere agli obiettivi della Garanzia giovani rafforzata e di Pathways to Work 2021-2025, il periodo di qualificazione per le persone in cerca di lavoro per il tempo di disoccupazione per i giovani per essere ammessi al programma è stato ridotto a 4 mesi, rispetto ai 6 mesi precedenti. Inoltre, è stata ampliata la fascia di età per includere tutti coloro che hanno meno di 30 anni.
Ulteriore misura rivolta ai giovani è la previsione di 1000 posti nel pubblico impiego riservati ai giovani, dei 3000 previsti dai programmi di pubblico impiego per disoccupati.
In questo quadro rientra anche l’iniziativa Tús (community work placement initiative) che prevede opportunità lavorative nell’ambito prosociale con organizzazioni di volontariato per disoccupati in aree rurali e urbane.
Ulteriori misure che coinvolgono i giovani NEET sono:
- l’impegno per le aziende sottoscrittrici della carta per l’occupazione e l’attivazione dei giovani di considerare nei loro colloqui almeno il 50% di giovani iscritti al registro dei disoccupati
- corsi di formazioni e opportunità formative per gli early leavers
- distribuzione di fondi per supportare organizzazione di volontariato giovanile per offrire opportunità di crescita delle competenze delle persone coinvolte.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
Government of Ireland (2021). Pathways to work 2021-2025. Irish Department of Social Protection, Dublin.
Government of Ireland (2021a). Pathways to work 2021-2025 – Technical paper. Irish Department of Social Protection, Dublin.
OECD (2020), Education Policy Outlook: Ireland, available at: www.oecd.org/education/policy-outlook/country-profile-Ireland-2020.pdf.
Il tasso di persone NEET nel 2022 in Francia è del 12% nella fascia di popolazione tra i 15 e i 29 anni, poco al di sopra del dato medio europeo, 11,7% (EUROSTAT 2023).
Seguendo l’orientamento dettato dalla Garanzia giovani europea, le politiche francesi dedicate a questo tema si pongono l’obiettivo prioritario di fornire percorsi formativi al fine di favorire l’inserimento professionale dei giovani.
Una delle più recenti iniziative è il “contratto di impegno per i giovani” (CEJ) avviato nel marzo 2022 come parte della Garanzia giovani europea. Si tratta di un programma di sostegno dedicato a giovani tra i 16 e i 25 anni di 6-12 mesi. Viene fornito dai centri per l’impiego e prevede un sussidio (fino a 500 al mese) per le persone che s’impegnano a frequentare una formazione della durata tra le 15 e le 20 ore settimanali. Oltre alla formazione, il “contratto” prevede che i giovani possono prestarsi al servizio civile, a laboratori di gruppo e a stage in aziende. Le persone sono accompagnate nel percorso da strutture selezionate attraverso un bando annuale; nel 2022 questo è stato cofinanziato dai Ministeri responsabili dell’Occupazione e della Gioventù con 15 milioni di euro.
Un’ulteriore opportunità per i giovani NEET è rappresentata dall’EPIDE (Établissement Pour l’Insertion dans l’Emploi). Istituto amministrativo pubblico d’ispirazione militare, è chiamato a sostenere i giovani tra i 17 e i 25 anni senza diploma o qualifiche e a rischio marginalizzazione. L’EPIDE dà la possibilità di ricevere una formazione gratuita all’interno di un collegio, previo contratto di integrazione volontaria che ha la durata di 8 mesi (che può essere rinnovato non oltre i 24 mesi). In questo percorso i giovani ricevono un’indennità mensile di 210 euro.
Altro strumento avviato a partire da fine anni Novanta, sono le “Scuole della seconda opportunità” (E2C), pensate per fornire una formazione in alternanza con il lavoro nella previsione di facilitare l’accesso al conseguimento di una qualifica e all’occupazione. Nel territorio sono presenti 54 scuole di questo tipo che raccolgono 14.000 giovani e ne impiegano nel mondo del lavoro 1200 all’anno.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
Gouvernement française, Ministère du Travail, du plein emploi et de l’insertion (2022). Décret n° 2022-199 du 18 février 2022 relatif au contrat d’engagement jeune et portant diverses mesures d’application de l’article 208 de la loi n° 2021-1900 du 30 décembre 2021 de finances pour 2022
Contrat d’Engagement Jeune (CEJ)
La percentuale dei NEET in Italia è la seconda più elevata in Europa. Toccando il 19% nella fascia di popolazione tra i 16 e i 29 anni, è molto al di sopra della media europea che si attesta intorno al 11%. Il dato è uno dei sintomi del divario generazionale presente nel nostro Paese, accentuato dalla pandemia e ancora più evidente nelle regioni meridionali (INAPP 2019).
Per far fronte a questa sfida, l’Italia, all’interno dell’orientamento della Garanzia giovani europei, ha avviato diverse iniziative per ridurre l’inattività tra i giovani contenute nel piano NEET del 2022. Partendo da un approccio metodologico condiviso suddiviso in tre fasi distinte, ci si propone di far emergere le persone in questa condizione, ingaggiarle in un percorso e attivarle nel mercato del lavoro o in percorsi di formazione.
A differenza di quanto avvenuto altrove, il piano italiano è stato costruito in un’ottica il più possibile focalizzata sul tema NEET, piuttosto che sulla disoccupazione di lunga durata. Esso propone, dove possibile, iniziative ex-novo che trovano la loro radice anche nei contesti della società civile.
La prima fase del Piano (2021-2023) è stata avviata per costruire una mappatura nei territori e una profilazione delle iniziative più rilevanti a livello locale che hanno avuto la capacità di intercettare dati e informazioni sulle condizioni dei NEET attraverso la promozione di esperienze di coesione sociale. Queste ultime, seguendo le linee guida, possono essere iniziative anche di innovazione sociale attraverso pratiche di ingaggio dei giovani come attività culturali, digitali o musicali.
Una volta profilate le iniziative e colti i punti di forza e di debolezza, si prevede la definizione degli strumenti di intervento (come risorse finanziarie o di altra natura) con l’obiettivo di rafforzare queste esperienze e renderle scalabili come modelli di innovazione sociale.
Gli strumenti operativi delineati per l’inserimento lavorativo sono:
- la Garanzia Giovani rinforzata (finanziata dall’UE) e che coinvolge i Centri per l’impiego come presidio per supportare i giovani nel cogliere opportunità formative e lavorative;
- la Garanzia occupabilità lavoratori (GOL) che vede i NEET tra i beneficiari dei servizi e degli interventi ad opera di enti locali ed enti del Terzo settore;
- le campagne informative volte all’ingaggio dei giovani e alla rilevanza del tema per lo sviluppo del paese;
- il Servizio Civile universale come opportunità di crescita personale e professionale;
- il portale GIOVANI2030, una piattaforma che raccoglie opportunità di progetti e iniziative con un focus sull’orientamento, dove accedere a dati e informazioni sull’università, sul volontariato, sulla possibilità di fare esperienze di scambio internazionale, sull’istruzione terziaria professionale, sul mercato del lavoro, sull’evoluzione attesa della domanda di lavoro;
- i programmi europei gestiti dall’Agenzia italiana dei Giovani (tra cui Erasmus+) e dal Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull’inclusione dei giovani con minori opportunità
- lo stanziamento di risorse dedicata alla creazione di Sportelli Giovani all’interno dei Centri per l’Impiego, con competenze specifiche ad accogliere anche giovani NEET.
Per potenziare il lavoro di prossimità che può essere realizzato sui territori, il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale lavorano in sinergia con ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) attraverso il supporto a progettualità locali orientate alle tre fasi chiave definite nel Piano NEET: emersione, ingaggio e attivazione, con l’elaborazione di piani di azione personalizzati.
RISORSE
EUROSTAT (2023). Statistics on young people neither in employment nor in education or training. Dati estratti: Maggio 2023. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_education_or_training
GIOVANI2030, Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale
Ministero delle politiche giovani, Ministero del lavoro e delle politiche sociali (2022). NEET WORKING Piano di emersione e orientamento dei giovani inattivi. Roma. https://www.politichegiovanili.gov.it/media/fodnvowp/piano_neet-2022_rev-gab.pdf
Morlino L., Raniolo F. (2019). Gli effetti della crisi economica, Sinappsi, IX, n. 3, pp.14-24. https://oa.inapp.org/xmlui/handle/20.500.12916/607