In questo capitolo:
INTRODUZIONE AL TEMA
Nel percorso verso una buona autonomia di vita, le giovani generazioni si trovano di fronte ad un fondamentale passaggio, quello dell’uscita dalla famiglia di origine. Si tratta di un movimento solo apparentemente naturale, poiché in realtà modellato da una molteplicità di fattori: se i comportamenti dei giovani europei sono ancora influenzati dalla persistenza di modelli culturali e familiari, sulle loro scelte di vita pesano oggi, più significativamente, le condizioni economiche, sociali ed istituzionali.
In Europa convivono molteplici sistemi di opportunità nell’avvio dell’autonomia abitativa, non necessariamente coincidenti con i singoli Paesi, poiché, anche all’interno di questi ultimi, si presentano scenari molto diversi tanto a livello geografico (tra centri urbani e periferie, tra città e zone rurali) quanto socioeconomico. ESPANDI
Il quadro emergente dai dati
L’Italia è uno dei paesi europei in cui è più elevata la percentuale di giovani di età compresa tra 18 e 34 anni che abita con i genitori: circa il 72% dei giovani maschi e il 66% delle giovani donne, rispettivamente 18 e 21 p.p. e in più rispetto alla media UE (54% per i maschi e 44.6% per le femmine). In tutti i Paesi europei la quota di giovani uomini che vivono con i genitori è più elevata rispetto alle donne coetanee. Si osservano percentuali leggermente inferiori all’Italia in Spagna (69% per i maschi e 62% per le femmine), mentre si osservano valori nettamente più contenuti in Francia (47% e 39.4%), Regno Unito (42% per i maschi e 31.5% per le femmine) e Germania (35.5% e 27%).
In Italia, per il 5.5% dei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni i costi associati all’abitazione hanno un impatto uguale o superiore al 40% del reddito familiare netto, quasi la metà rispetto alla media UE (10%). Tra i Paesi comparabili all’Italia per dimensione demografica ed economica Francia (8%) e Spagna (10%) si posizionano poco al di sotto della media UE, mentre in Germania (13.5%) e Regno Unito (16.6%) si osservano percentuali superiori alla media.
In tutti i Paesi europei, le spese associate alla casa impattano per oltre il 40% del reddito netto familiare in misura maggiore tra le famiglie composte da una sola persona (dunque con un solo percettore di reddito). In Italia, poco meno di un single su cinque (18%) spende più del 40% del proprio reddito per saldare la rata di un mutuo o per l’affitto, circa 6 p.p. in meno rispetto alla media UE (24%). La quota di single con spese superiori al 40% per l’abitazione è molto simile all’Italia in Spagna (19.5%) e in Francia (20%), mentre è leggermente superiore in Germania (24%) e nettamente più elevata nel Regno Unito (32%). Scende al di sotto del 10% in quasi tutti i paesi europei la percentuale di famiglie composte da due adulti e delle famiglie con figli a carico che spendono più del 40% del reddito familiare per spese associate all’abitare. In Italia sono rispettivamente il 6% e il 4% delle famiglie.
In Italia, la spesa per l’abitazione varia a seconda della classe d’età e del genere del principale percettore di reddito all’interno del nucleo familiare. L’impatto della spesa mensile per l’abitazione è massimo per i giovani di età inferiore ai 35 anni, poco più del 14% del reddito medio mensile, mentre è minima per gli adulti di età compresa tra 55 e 64 anni, pari al 9.5%. L’impatto della spesa mensile per la casa sul reddito mensile medio è leggermente superiore per le donne (13%) rispetto agli uomini (11%).
In Italia, la spesa media mensile per l’abitazione varia a seconda della dimensione urbana di residenza: da poco più di 250 € per gli abitanti dei piccoli comuni fino a 2.000 abitanti ai quasi 400 € mensili per chi risiede nei centri delle aree metropolitane. È interessante notare come, nonostante la spesa media mensile per l’abitazione sia maggiore di circa 50 € in termini assoluti per le famiglie che risiedono nei centri delle aree metropolitane rispetto a coloro che abitano in periferia, l’impatto sul reddito medio mensile è sostanzialmente identico. L’impatto più elevato della spesa per l’abitazione sul reddito mensile si osserva per gli abitanti dei comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti (12.5%).
In Italia, la spesa media mensile per l’abitazione varia a seconda della regione di residenza, diminuendo gradualmente dal Nord-Italia alle regioni del Mezzogiorno. La Provincia Autonoma di Bolzano (430€) e la Lombardia (400€) sono i territori in cui è più alta la spesa mensile media per l’abitazione, mentre la Campania (poco meno di 300€) è la regione meridionale in cui la spesa media mensile per la casa è più elevata. L’impatto sul reddito medio della spesa per l’abitazione varia dal 10% in Umbria al 13.4% in Campania.
In Italia, circa il 40% dei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni vive in abitazioni sovraffollate, una quota molto superiore alla media UE (+15 p.p.); più che doppia rispetto a quanto si osserva in Francia (16.6%) e in Germania (19%), e circa il triplo rispetto a Spagna (11%) e Regno Unito (8.5%).
L’Italia è il Paese europeo con il tasso di occupazione più basso per le donne con almeno un figlio in età compresa tra 0 e 14 anni (57.5%). Si tratta di circa 16 p.p. in meno rispetto alla media UE e circa 10 p.p. in meno rispetto alla Spagna, mentre la percentuale di madri occupate in Francia, Germania e Regno Unito si discosta poco dalla media UE. In Italia, circa il 36% delle madri con almeno un figlio di età compresa tra 0 e 14 anni occupate è assunta con un contratto part-time, circa il doppio rispetto alla media UE (18.6%).
In Italia è leggermente più elevato il tasso di occupazione delle madri single (63%) rispetto a quello delle madri che hanno un partner (57%), una decina di punti percentuali al di sotto della media UE e di altri Paesi come Francia, Germania e Regno Unito dove, invece, si osservano tassi di occupazione più bassi tra le madri single rispetto a quelle con un partner.
In Italia è occupato circa il 60% delle madri con almeno un figlio di età compresa tra 0 e 14 anni, il cui partner è a sua volta occupato. Quota che quasi si dimezza se si considerano le madri il cui partner non è occupato. In tutti i Paesi europei è più elevata la percentuale di donne occupate con figli nel caso in cui anche il partner sia a sua volta occupato: in media è occupato il 76.6% delle madri il cui partner è occupato, e il 53% delle madri il cui partner non è occupato.
In Italia, le donne svolgono in media 17 ore di lavoro domestico al mese, circa 2 ore in più rispetto alla media UE. Gli uomini ne svolgono circa 9, quasi la metà rispetto alle connazionali, ma in linea con la media UE (9.4 ore). I Paesi europei in cui la quantità di ore mensilmente dedicate al lavoro domestico è meno sproporzionata a svantaggio delle donne sono Finlandia, Francia e Spagna: nei primi due casi l’equilibrio nella suddivisione del lavoro domestico è dovuto a una quantità ridotta di ore di lavoro domestico da parte delle donne rispetto alla media; la Spagna è il Paese europeo in cui gli uomini dedicano la maggiore quantità di tempo al lavoro domestico (più di 10 ore al mese).
In Italia hanno responsabilità di cura per i propri figli o per quelli del partner circa il 37% delle giovani donne di età compresa tra 25 e 34 anni, e circa il 20% dei coetanei connazionali maschi. L’Italia si posiziona tra i Paesi con le percentuali più basse di giovani con responsabilità di cura per i figli, circa 6 p.p. in meno per le donne e 5 p.p. in meno per gli uomini rispetto alla media dell’Eurozona. Si osservano valori simili all’Italia in Spagna e Germania, mentre è nettamente più elevata sia la quota di giovani uomini, sia di giovani donne con responsabilità di cura per i figli nel Regno Unito e in Francia.
In Italia la percentuale di genitori single con responsabilità di cura verso i propri figli o verso quelli del partner è circa il 48% per le donne e circa il 20% per gli uomini, rispettivamente 10 p.p. in meno e 13 p.p. in meno rispetto alla media dell’Eurozona. Si osservano percentuali simili all’Italia in Spagna (50% per le donne e 25% per gli uomini). I valori osservati sono invece nettamente superiori in Germania (60% per le donne e 32% per gli uomini), in Francia (64% per le donne e 45% per gli uomini) e nel Regno Unito (71.6% per le donne e 47% per gli uomini). Quest’ultimo è al primo posto per numero di donne single con responsabilità di cura per i figli.
Piemonte e Umbria sono le Regioni italiane in cui la diffusione a livello comunale dei servizi di assistenza domiciliare di natura socioassistenziale a favore delle famiglie e dei minori è più elevata: quasi il 90% dei Comuni piemontesi e umbri offre questo tipo di servizio. Le Regioni in cui l’assistenza domiciliare per le famiglie e i minori è meno diffusa sono Molise, Sicilia, Calabria, Marche e Friuli-Venezia Giulia (tutte al di sotto del 20% dei Comuni).
L’Italia si posiziona al quarto posto in Europa per quota di donne con responsabilità di cura verso parenti non autosufficienti (7.5%), mentre la corrispettiva quota di uomini è circa il (4.4%). In entrambi i casi si tratta di percentuali superiori alla media dell’Eurozona, rispettivamente di 2 e 1 punti percentuali. Rispetto all’Italia, le percentuali di persone, uomini e donne, con responsabilità di cura nei confronti di parenti non autosufficienti sono poco inferiori in Spagna (6.6% per le donne e 3.6% per gli uomini), Regno Unito (5% per le donne e 3% per gli uomini) e Francia (5% per le donne e 3% per gli uomini), mentre il distacco è più ampio in Germania (3% per le donne e 1.3% per gli uomini).
In Italia, l’offerta comunale di servizi per persone con disabilità varia a seconda della Regione considerata. In Toscana e Molise oltre il 90% dei Comuni offre servizi di assistenza domiciliare di natura socioassistenziale. Tuttavia, rispettivamente il 53% e il 44% dei Comuni toscani offrono a persone con disabilità anche servizi di assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari e voucher o buoni sociosanitari; mentre in Molise i primi sono quasi del tutto assenti e la percentuale di Comuni che prevede l’erogazione di voucher e buoni sociosanitari supera di poco il 20%. In Piemonte tutte e tre le tipologie di servizi sono ampiamente diffuse nel territorio, mentre in Veneto e Trentino Alto Adige l’erogazione di voucher e buoni è la modalità di assistenza ai disabili nettamente prevalente (rispettivamente nel 94% e 89% dei Comuni).
L’Italia è al quarto posto in Europa per quota di persone con responsabilità di cura verso i figli che, tuttavia, non fa utilizzo di alcun servizio di childcare (75%), circa 11 p.p. in più della media UE. Rispetto all’Italia, si osserva una quota superiore nel Regno Unito (80%), e inferiore di circa 8 p.p. in Spagna (67%), mentre è di gran lunga più ampio il divario con la Germania, Paese in cui solo il 40% delle persone con responsabilità di cura verso i figli non utilizza alcun tipo di servizio per l’infanzia.
In Italia, i motivi menzionati con maggiore frequenza dalle persone con responsabilità di cura verso i figli per il mancato utilizzo dei servizi per l’infanzia sono: 1) i genitori riescono a gestire la cura dei figli autonomamente (47%); 2) i genitori non ne hanno bisogno grazie al supporto delle reti informali di parenti e amici (24%); 3) mancanza di servizi o costi troppo elevati (15%); 4) i figli si gestiscono autonomamente (14%). Subito dopo al Portogallo (29%), l’Italia è tra i Paesi europei in cui è più alta la quota di genitori che si affida alle reti di supporto parentali e amicali per la cura dei propri figli, anziché a servizi specializzati. La quota di genitori italiani che non utilizza i servizi di childcare perché riesce “ad arrangiarsi” autonomamente è in linea con la media UE (48.6%). Mentre la percentuale di genitori italiani scoraggiati nell’utilizzo a causa dei costi eccessivi o per carenza di servizi è poco superiore alla media UE (11%).
Insieme a Germania (47%), Spagna (46%) e Danimarca (33%), l’Italia è uno dei Paesi europei in cui è più bassa la quota di donne che ha interrotto la propria attività lavorativa per prendersi cura dei figli (49%), circa 11 p.p. in meno rispetto alla media UE (60%). Insieme alla Grecia (11%), l’Italia è il Paese europeo in cui si osserva la quota più alta di donne che non hanno mai lavorato per occuparsi dei propri figli (11%), 7 p.p. in più rispetto alla media UE.
Secondo le stime dell’OECD, in Italia il costo lordo dei servizi pubblici per l’infanzia, prima di tenere conto di qualsiasi misura di sostegno, è pari a circa un quarto del reddito familiare netto di una famiglia tipo (modello di riferimento: due adulti, entrambi percettori di reddito pari al reddito mediano, e due bambini di età compresa tra 2 e 3 anni). Il costo dei servizi per l’infanzia italiani sale al 44% del reddito mediano nel caso delle famiglie monogenitoriali in cui la madre è l’unica percettrice di reddito. Rispetto all’Italia, la stima del costo lordo dei servizi per l’infanzia è circa la metà in Francia (12% per le coppie e 19% per le madri single), ed è circa quattro volte inferiore in Spagna (5% per le coppie e 9% per le madri single), mentre è pari a solo l’1% del reddito familiare netto, sia per quanto riguarda le coppie, sia per le madri single, in Germania. Sempre nel confronto con l’Italia, il costo lordo dei servizi di childcare è invece nettamente più elevato in Regno Unito e Paesi Bassi, soprattutto per quanto riguarda le madri single (rispettivamente 63% e 83% del reddito familiare netto.
Secondo le stime dell’OECD, in Italia il costo netto dei servizi pubblici per l’infanzia di una famiglia tipo (modello di riferimento: due adulti, entrambi percettori di reddito pari al reddito mediano, e due bambini di età compresa tra 2 e 3 anni) si riduce praticamente a 0 dopo aver tenuto conto delle relative misure di sostegno. Il costo netto dei servizi pubblici di childcare rimane invariato rispetto al costo lordo in Germania (1% del reddito familiare netto), mentre è pari al 9% del reddito familiare netto in Spagna sia per quanto riguarda le coppie, sia per le madri single. In Francia è pari al 6% del reddito familiare netto per le madri single e al 15% per le coppie con figli. Nel Regno Unito è pari al 15% del reddito familiare netto per le madri single e al 25% per le coppie.
In Italia, circa il 29% della spesa pubblica in istruzione è destinato ad aiuti finanziari per gli studenti universitari e dottorandi, circa 12 p.p. in più rispetto alla media UE; 10 p.p in più rispetto alla corrispettiva spesa in Germania; quasi il triplo rispetto alla Spagna (11%) e più del triplo rispetto alla Francia (8.4%). In Italia è invece molto più contenuta la spesa per aiuti finanziari agli studenti degli ordini scolastici inferiori (3.4%).
In Italia, la quota di giovani che giudica “Molto buona” la disponibilità (7.6%), la qualità (8%) e la convenienza (6.5%) dei trasporti pubblici è in tutti e tre i casi tra le più basse in Europa. Quasi il 20% dei giovani italiani esprime un giudizio molto negativo per quanto riguarda la disponibilità e la qualità dei trasporti, mentre una quota leggermente inferiore (17%) lamenta la convenienza economica. I Paesi europei in cui i giovani appaiono complessivamente più soddisfatti dei trasporti pubblici rispetto alle variabili indagate sono Repubblica Ceca e Austria. In Spagna, la somma dei giudizi positivi espressi dai giovani (“Molto buona” e “Abbastanza buona”) è superiore o pari al 70% delle preferenze per tutte e tre le categorie. La maggioranza dei giovani tedeschi è soddisfatta per disponibilità e qualità dei trasporti pubblici, ma è molto critica per quanto riguarda il prezzo.
In Italia, circa il 35% delle donne e il 17% degli uomini non si sentono sicuri a camminare da soli nel proprio quartiere alla sera. In tutti i Paesi europei la percezione di insicurezza è marcatamente più diffusa tra le donne. Rispetto all’Italia, la quota di donne che avverte questa forma di insicurezza nel quotidiano è leggermente inferiore in Francia (33%) e leggermente superiore nel Regno Unito (38%) e in Spagna (39%). È invece superiore di circa 8 p.p. in Germania (43%). I Paesi europei in cui le donne si sentono meno insicure a camminare da sole alla sera nel proprio quartiere sono Norvegia, Finlandia e Slovenia, tutte al di sotto del 10%.1 Risultati dell’European Social Survey.
In Italia, a circa una donna su quattro (24%) non è mai capitato di evitare certe zone della città per paura di molestie o aggressioni, circa 5 p.p. in meno rispetto alla media UE (29%), mentre la quota dei connazionali uomini sale al 55%. In Spagna, Francia e Regno Unito (tutte sotto al 20%) si osservano le percentuali più basse di donne a cui non capita mai di evitare certe zone della città.2 Risultati della Fundamental Rights Survey.
L’Italia vede la percentuale più bassa di giovani che percepisce come “elevato o totale” il grado di protezione delle minoranze (etniche, religiose, culturali, sessuali, etc.) nel proprio Paese (11%). Al contempo, circa il 15% dei giovani percepisce come “scarso o nullo” il grado di protezione delle minoranze in Italia. Circa un giovane su quattro considera molto elevato o massimo il livello di protezione delle minoranze in Francia (24%) e in Spagna (25%), quota che sfiora il 40% nel Regno Unito e il 45% in Germania. I Paesi europei in cui è più elevata la quantità di giovani che percepiscono alti livelli di protezione delle minoranze sono Repubblica Ceca, Finlandia e Norvegia.3 Risultati della European Social Survey
Il 68% dei giovani italiani si dichiara “in disaccordo” o “molto in disaccordo” con l’affermazione “mi vergognerei se un mio parente fosse omosessuale”; il 20% non si dichiara né in accordo, né in disaccordo e circa il 12% si dichiara “in accordo” o “molto in accordo”. L’Italia si posiziona leggermente al di sotto della media dei Paesi considerati, sia per quota di giovani che non si vergognerebbero di avere un parente omosessuale (-1 p.p.), sia per giovani che si vergognerebbero (-3 p.p.), mentre è più elevata rispetto alla media la percentuale dei giovani italiani che esprimono una posizione neutra (+4 p.p.). Rispetto a quanto emerge in Italia, è nettamente più elevata la percentuale di giovani in disaccordo in Spagna (83%), Francia (86%) e Regno Unito (90%), mentre è leggermente più bassa rispetto all’Italia la percentuale di giovani tedeschi in disaccordo, anche se la percentuale di giovani tedeschi che si vergognerebbe di avere un parente omossessuale è circa la metà rispetto a quanto osservato in Italia.4 Risultati della European Social Survey.
Poco meno del 90% degli italiani dichiara che si sentirebbe a proprio agio ad avere come vicini di casa persone con disabilità. Si tratta di una quota superiore alla media UE di circa 3 punti percentuali. Si osservano risultati simili all’Italia in Germania, Francia e Spagna. Il Regno Unito (95%) è invece il Paese europeo in cui si osserva la quota più elevata di rispondenti che dichiarano di sentirsi a loro agio ad avere come vicini di casa persone con disabilità. Ungheria e Repubblica Slovacca (entrambe poco al di sotto del 60%) sono, invece, i Paesi europei in cui questa quota è più bassa.5 Risultati della European Social Survey.
Accompagnare i giovani all’autonomia: visione, strategie e iniziative dell’UE
VISIONE
Nella visione europea, l’autonomia dei giovani è considerata un fattore di stabilità e di beneficio per l’intera società. Essa è legata alle opportunità di emancipazione e di integrazione sociale offerte dal contesto socioeconomico attraverso l’inserimento di successo nei sistemi educativo/formativo, lavorativo e abitativo. Da questa prospettiva, le politiche che mirano all’autonomia delle nuove generazioni devono essere caratterizzate da multidimensionalità e complessità, poiché riguardano temi diversi ma interrelati, come avere un’occupazione dignitosa, il rispetto dei diritti sociali, la qualità della sanità, l’accessibilità della casa.
Dal quadro di riferimento attuale riscontrabile nelle linee programmatiche per un’Europa sociale (Parlamento europeo, 2020) e costruito attorno al Pilastro europeo dei diritti sociali, emerge una visione intenzionalmente indirizzata a sostenere l’autonomia dei giovani attraverso politiche integrate che, a partire dal sistema educativo, possano fornire ai giovani gli strumenti per una piena autonomia economica e sociale. Le politiche giovanili non sono mirate solo ai giovani disoccupati, ma anche ai giovani inattivi, ai care leavers o ai giovani con disabilità.
Oltre a rendere i sistemi di prevenzione e protezione sociale più efficienti e orientati ai bisogni dei giovani europei, l’UE stimola i Paesi membri a fornire alle nuove generazioni un livello di formazione che garantisca a tutti di possedere le competenze oggi richieste dal mercato del lavoro. In questo senso un’educazione di qualità e di lunga durata è considerata dall’UE come fattore di inclusione sociale oltre che strumento di opportunità per non cadere nella “trappola della povertà” o a rivolgersi ai cosiddetti working poor per ottenere un reddito.
Non meno importante per il rafforzamento dell’autonomia dei giovani è la mobilità europea, in quanto queste esperienze sono considerate arricchenti sia sul piano personale che sul piano dello sviluppo di nuove competenze.
L’UE considera rilevanti per l’accompagnamento all’autonomia altre due aree di policy: il costo dei trasporti (in particolare per i giovani cresciuti in aree rurali), e le politiche abitative (su cui però l’UE non ha specifica competenza), che – visto l’elevato costo raggiunto negli ultimi decenni dai prezzi del mercato immobiliare – può essere un ostacolo non irrilevante nel raggiungimento effettivo dell’autonomia da parte dei giovani.
STRATEGIE
All’interno del Piano d’azione della Commissione europea sull’implementazione del Pilastro europeo dei diritti sociali ricadono temi e linee di intervento che riguardano l’accompagnamento all’autonomia dei giovani e delle persone fragili.
In particolare, all’interno dell’ampio quadro di iniziative comunicate dalla Commissione, s’intende sottolineare la volontà di:
- adottare politiche adeguate in materia di equilibrio tra attività professionale e vita familiare, allineate con le disposizioni già in vigore in materia, rivolte ai genitori e prestatori di assistenza (caregiver), e inoltre intenzionate a promuovere una ripartizione equa tra i generi delle responsabilità lavorative e assistenziali;
- adottare misure per garantire servizi di educazione e cura della prima infanzia nonché di assistenza a lungo termine accessibili e di qualità;
- adottare misure volte al contrasto degli ostacoli nel campo dell’istruzione, della formazione e all’occupazione delle persone con disabilità, in linea con la strategia in materia dei diritti delle persone con disabilità 2021-2030;
- costruire con gli stati membri iniziative volte a promuovere alloggi a prezzi accessibili.
INIZIATIVE
INIZIATIVE | TARGET | OBIETTIVI | PRINCIPALI FONTI DI FINANZIAMENTO |
Direttiva sull’equilibro tra attività professionale e vita familiare: congedo di paternità; congedo parentale; congedo per i prestatori di assistenza; modalità di lavoro flessibili |
nuclei familiari; caregivers |
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FSE+; NextGenEU; |
Strategia europea per la disabilità |
Persone con disabilità |
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InvestEU; FSE+ |
Iniziativa volta a promuovere alloggi a prezzi accessibili: progetto pilota su 100 distretti di ristrutturazione |
Giovani; donne; persone con fragilità; nuclei familiari |
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FSER; FSE+; InvestEU |
Piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora |
Persone con fragilità |
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FSE+; InvestEU |
Direttiva sul salario minimo |
Lavoratori e imprese |
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NextGenEU |
Sostegno attivo ed efficace all’occupazione (EASE) |
Disoccupati, giovani, donne, persone fragili |
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NextGenEU; FSE+; InvestEU |
RISORSE
Parlamento europeo e Consiglio europeo (2019). Direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio. Publications Office: Bruxelles.
Parlamento europeo (2020). Risoluzione del Parlamento europeo – su un’Europa sociale forte per transizioni giuste. Publications Office: Bruxelles.
Agenda setting: facilitare l’accesso alla casa per i giovani
La casa è un elemento fondamentale nella costruzione dell’autonomia di un giovane. Eppure, in molte parti d’Europa i giovani hanno difficoltà ad accedere ad un alloggio. La crescita dei prezzi degli immobili, in particolare nell’ultima decade, ha reso sempre più problematico per le persone giovani non solo comprare la loro prima casa, ma anche prenderne una in affitto. In generale, la crisi abitativa colpisce anche i Paesi del Nord Europa, storicamente ritenuti solidi per quanto concerne il diritto alla casa (OECD 2021; FMI 2023).
I dati riferiti al 2020 indicano che 7 persone su 10 nell’UE vivono in una abitazione di proprietà, mentre 3 su 10 in un alloggio in affitto. In tutti gli Stati membri, la proprietà è più comune dell’affitto, tranne in Germania. Esistono però ampie differenze all’interno di ogni Paese e nei sistemi di opportunità dei diversi gruppi di giovani.6 La variazione tra Paesi riflette probabilmente i diversi livelli di reddito/patrimonio (solitamente in aumento) legati all’età e i cambiamenti nell’accessibilità della proprietà della casa legati a circostanze storiche. Secondo i microdati EU-SILC, tra il 2010 e il 2019 il divario è aumentato maggiormente in Svezia (di 12 punti percentuali), Spagna (14 punti percentuali), Irlanda e Danimarca (entrambi di 15 punti percentuali), Portogallo (18 punti percentuali) e Italia e Cipro (entrambi 20 punti percentuali). Questi aumenti sono stati in gran parte determinati dalla diminuzione del numero di proprietari di case tra le persone di età compresa tra i 18 e i 40 anni. Eurofound (2023). Unaffordable and inadequate housing in Europe, Publications Office of the European Union: Luxembourg. I giovani che vivono in aree urbane (insider) potrebbero essere avvantaggiati rispetto a chi arriva da fuori (outsider). Inoltre, anche all’interno dello stesso Paese, le preoccupazioni legate all’accesso alla casa sono differenti. In Germania, ad esempio, i dati rivelano preoccupazioni più elevate da parte degli abitanti di Berlino rispetto a quelli delle aree rurali. In tutta l’UE, la proprietà di una casa è più comune nelle aree meno urbanizzate.7 Sulla base dei microdati EU-SILC per il 2019. Eurofound (2023), Unaffordable and inadequate housing in Europe. Nel complesso, il 27% della popolazione dell’UE accede al possesso di una casa attraverso un mutuo, con cifre che vanno dall’1% in Romania e 2% in Bulgaria al 52% in Svezia e al 61% nei Paesi Bassi. Una percentuale più elevata (44%) possiede la propria casa senza mutuo, con cifre che vanno dal 95% in Romania e 84% in Croazia, al 14% in Danimarca, 12% in Svezia e 8% nei Paesi Bassi. ESPANDI
RISORSE
RISORSE
ESRI (2022). Increasing future housing supply: What are the implications for the Irish economy? Dublin.
Eurocities (2023). Ending Youth Homelessness in Cities, November 2023. Bruxelles.
Eurofound (2023). Unaffordable and inadequate housing in Europe. Publications Office of the European Union: Luxembourg.
Fondation Abbé Pierre, FEANTSA (2023). Eighth overview of housing exclusion in Europe 2023. Fondation Abbé Pierre: Paris.
Fondo Monetario Internazionale (2023). World Economic Outlook: Navigating Global Divergences. Washington, DC.10 ott 2023.
Habitat for Humanity (2019). Annual Report FY2019, July 1, 2018 – June 30, 2019. Habitat for Humanity. Reperibile a: https://www.habitat.org/multimedia/annual-report-2019/#group-More-7rxwv1GMBN
OECD (2021). Brick by Brick: Building Better Housing Policies, OECD Publishing: Paris. https://doi.org/10.1787/b453b043-en.
OECD, Cournède B., Plouin, M. (2022). No Home for the Young? Stylised Facts and Policy Challenges. OECD Publishing: Paris.
Parlamento europeo (2020). Risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sull’accesso a un alloggio dignitoso e a prezzi abbordabili per tutti, 2019/2187(INI). (2021). Official Journal, C 456, 145-160. CELEX: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:52021IP0020
Save the Children (2023). Fare spazio alla crescita – Ottobre 2023. Save the Children Italia Onlus – ETS.
Scenari Immobiliari e Camplus (2023). Lo student housing tra Pnrr e mercato.
Chi fa cosa in Europa: interventi di policy
PORTOGALLO
Nell’ultimo decennio, il Portogallo è stato colpito da una crisi abitativa rilevante, in particolare nelle maggiori città come Lisbona e Porto, per l’effetto combinato prima delle misure di austerità post-crisi economica e da alcune distorsioni causate dalle normative introdotte per incentivare la ripresa economica basate sul turismo e sul mercato immobiliare (Mendes, 2017). Queste ultime, se hanno attratto risorse economiche, hanno però innalzato i prezzi del mercato immobiliare in particolare nell’aree a maggiore vocazione turistica.
Da questo punto di vista, Lisbona sembra aver pagato maggiormente questo fenomeno. La visibilità e reputazione di città vivibile acquisita negli ultimi anni ha portato all’aumento degli immobili affittati a breve termine a scopo turistico attraverso piattaforme. A tale reputazione è legato anche l’afflusso di persone europee o extraeuropee che hanno usufruito del regime dei “visti d’oro” (Golden Visa) e lo status di “residente non abituale” che offre ai cittadini stranieri condizioni fiscali e legali favorevoli nel caso di acquisto di proprietà immobiliari del valore minimo di 500mila dollari.
Pur avendo portato investimenti nel Paese, tale regime è da considerare un fattore destabilizzante per il mercato immobiliare. Queste scelte, che inizialmente hanno pagato sul piano della crescita del breve periodo, hanno creato un forte innalzamento dei prezzi del mercato immobiliare che ha riportato la questione abitativa come tema centrale del dibattito pubblico, tanto che il governo portoghese si è trovato a dover rivedere queste politiche per rispondere ai bisogni abitativi emergenti.
Oltre che la sospensione degli investimenti di natura immobiliare per i “golden visa”, all’interno di questo drastico pacchetto sono state previste iniziative a sostegno delle famiglie e un impegno per il recupero degli alloggi sfitti da parte dello Stato. Soprattutto, è stato rafforzato il programma di supporto finanziario dedicato ai giovani per l’affitto di un’abitazione. Il programma, chiamato “Porta 65”, è stato avviato nel 2007 e rafforzato nel 2022 e vuole essere uno strumento per garantire l’accesso all’abitazione a prezzi compatibili con il reddito di una persona giovane con l’obiettivo di sostenere così i processi di emancipazione e autonomia. Il programma è rivolto a giovani con età tra i 18 e 30 anni, che possono fare domanda individualmente o come “giovane coppia”. Per la seconda fattispecie è previsto che uno dei membri possa avere un massimo di 32 anni.
Il sostegno si concretizza in un assegno mensile a copertura di un percentuale dell’affitto; quest’ultimo non può superare il 60% del reddito lordo di chi usufruisce del sussidio. I limiti posti per l’accesso – oltre non avere intestato un contratto di locazione o proprietà di immobili – riguardano la non cumulabilità di ulteriori forme di sostegno pubblico per l’alloggio. Inoltre, non è ammesso il caso in cui il locatore sia un parente o un affine. Per quanto riguarda i redditi ammessi, questi non devono essere superiori di quattro volte al salario minimo mensile garantito. Infine, l’affitto non può superare i massimali definiti per zona e tipologia dalla normativa esiste per i massimali degli affitti. La percentuale del sussidio diminuisce ogni dodici mesi e termina al terzo anno di sostegno, dopo il quale se vi sono le condizioni può essere prorogata fino a un massimo di 5 anni.
RISORSE
Mendes L. (2021). Transnational gentrification and the housing market during pandemic times, Lisbon style, Urban Geography, 42:7, 1003-1010, DOI: 10.1080/02723638.2021.1949832
Allegra M., Tulumello S., Colombo A. & Ferrão J. (2020). The (hidden) role of the EU in housing policy: the Portuguese case in multi-scalar perspective, European Planning Studies, DOI:10.1080/09654313.2020.1719474
FINLANDIA
La Costituzione finlandese prevede il diritto all’alloggio senza discriminazioni di provenienza delle persone, ed in particolare è attento a persone la cui vita o salute siano in pericolo per la mancanza di una casa.
Fin dal 2008, la Finlandia si è distinta per aver adottato con successo il modello dell’Housing First per diminuire il numero di persone homeless attraverso un programma di accoglienza e distribuzioni di alloggi come primo passo per una reintegrazione nel tessuto sociale.
Nel 2022, è stato sviluppato un sistema statistico a supporto delle organizzazioni che attraverso i finanziamenti statali provvedono ai bisogni delle persone senza fissa dimora. Sono anche previsti fondi – rinnovati nel 2023 – rivolti a migliorare le condizioni abitative di gruppi di persone che possono riscontrare difficoltà nel pagamento di un affitto.
Questi fondi sono utilizzati per aumentare l’offerta di appartamenti in affitto adatti alle esigenze di queste persone a costi ragionevoli e tra le categorie beneficiarie sono stati inclusi i giovani con fragilità e gli studenti.
Un ulteriore politica abitativa rivolta ai giovani è rappresentata dalle attività dell’Associazione per l’edilizia giovanile (NAL), una non profit finanziata dallo Stato attraverso i ricavi provenienti dal gioco d’azzardo. Questa, oltre ad avere un ruolo di advocacy verso le istituzioni per la costruzione di appartamenti a prezzi accessibili per i giovani, offre appartamenti in affitto a prezzi calmierati per persone tra i 18 e i 34 anni.
I suoi servizi sono organizzati dalle associazioni locali che collaborano con i comuni. Seguendo un principio di housing comunitario, gli enti promotori propongono attività a supporto degli inquilini, tra cui gruppi di sostegno per le ragazze madri.
La NAL possiede 4.000 appartamenti in parte come proprietario sociale e in parte attraverso altre associazioni di edilizia abitativa. Il servizio consiste nell’orientamento abitativo individuale e nel supporto all’intervento precoce in caso di difficoltà. L’ente svolge un ruolo di supporto per il passaggio di transizione alla vita adulta fornendo servizi e informazioni utili all’emancipazione e all’autonomia attraverso la sua piattaforma online. L’accompagnamento fornito consente ai giovani di conoscere i propri diritti e le proprie responsabilità come inquilino, di acquisire una prima alfabetizzazione finanziaria e di gestione del budget, indicazioni sulla manutenzione della casa e cosa fare in caso di emergenze.
L’intervento precoce è un programma che si è rivelato utile anche per prevenire gli sfratti. I dati confermano che l’85% dei giovani assistiti mantiene il contratto di locazione. Inoltre, il supporto consente di far emergere altri bisogni e fornisce un sostegno più ampio del semplice alloggio.
RISORSE
Fondation Abbé Pierre e FEANTSA (2023). Eighth overview of housing exclusion in Europe 2023. Paris.
Kaakinen J. e Turunen S. (2021). Finnish but not yet Finished – Successes and Challenges of Housing First in Finland. European Journal of Homelessness, Volume 15, No. 3, 2021.
AUSTRIA
Nel settore dell’edilizia sociale, denominata edilizia sovvenzionata o comunale, l’Austria ha intrapreso una direzione che, anche in questo tempo di crisi abitativa, può essere definita sostenibile (OECD 2020) per le sue caratteristiche determinate da una pianificazione a lungo termine e un quadro politico chiaro.
Di stampo universalista, questo approccio ha portato l’edilizia sociale a diventare un’opzione abitativa disponibile a prezzi accessibili per una larga parte della popolazione, considerando il fatto che oltre il 20% tra le abitazioni nel paese sono rappresentate da strutture di edilizia sovvenzionata.
La competenza rispetto a questi alloggi è affidata ai nove Länder federali che tuttavia seguono le stesse regole di determinazione degli affitti basati sui costi (ossia determinati dai costi di acquisizione o costruzione dello stabile, per consentire il recupero nel lungo periodo della spesa effettuata), e gli stessi criteri di ammissibilità.
La soglia di reddito è relativamente elevata; da una parte questo rende accessibili gli alloggi all’80% dei nuclei familiari, e, dall’altra, vengono evitate forme distorsive di “ghettizzazione”, includendo una popolazione il più possibile ampia ed eterogenea.
Per quanto concerne le politiche specificatamente mirate ai giovani, sono state istituite negli anni opportunità di supporto che vanno dai sussidi e borse di studio per l’alloggio o dormitori per studenti gestiti seguendo l’approccio della edilizia sovvenzionata sopra descritto.
Tra le forme di sussidio economico sono previsti strumenti a copertura degli spostamenti per gli studenti che frequentano istituti scolastici distanti dalla loro residenza principale. Questa forma di sovvenzione è prevista anche per i giovani che stanno svolgendo un apprendistato di formazione. Il sussidio per i “pendolari” è variabile a seconda della distanza percorsa ed oscilla tra i 19 euro e i 58 euro al mese.
Un’ulteriore misura finalizzata a promuovere la mobilità interna e i percorsi di formazione scolastica, è l’indennità a copertura di un alloggio presso un dormitorio che parte dalla somma base di 1.380 euro, a cui vengono detratti il contributo di mantenimento dei genitori e l’eventuale reddito dello studente. Le strutture abitative per studenti universitari sono gestite da associazioni, società pubbliche o fondazioni e affittate a prezzi accessibili per un anno, prorogabile fino al termine del percorso accademico, previa presentazione della situazione reddituale e dell’avanzamento degli studi.
RISORSE
European Education and Culture Executive Agency (2021). Access to quality services – Austria. Youth wiki – National Platform Policies.
OECD (2020). Social housing: A key part of past and future housing policy. Employment, Labour and Social Affairs Policy Briefs, OECD: Paris.
IRLANDA
Il First Home Scheme (FHS) è un programma di alloggi a prezzi accessibili che aiuta ad acquistare o a costruire la prima casa. FHS si propone di rendere possibile la proprietà di una casa per migliaia di individui e famiglie, colmando, per gli acquirenti idonei, il divario tra il loro deposito e mutuo e il prezzo della nuova casa. L’FHS è un sistema di capitale condiviso. Ciò significa che il governo e le banche partecipanti pagano fino al 30% del costo della nuova casa in cambio di una partecipazione nella casa stessa pari al livello di sostegno offerto. Ad esempio, se l’FHS ha versato il 10% del denaro tramite un prestito azionario, andrà ad acquisire il 10% della proprietà. L’operazione differisce da un mutuo, dove la banca versa il denaro e si assume un onere sulla proprietà come garanzia, ma non acquisisce una quota della proprietà. Nel caso di vendita di un immobile con un prestito azionario, il creditore ha diritto alla percentuale del prezzo di vendita; se il prezzo è salito, ripagherà più del prestito iniziale, ovvero il creditore partecipa all’apprezzamento del capitale della proprietà. Se il valore della proprietà diminuisce, la FHS partecipa a tale perdita. Il fondo istituito è pari a 400 milioni di euro.
Altra iniziativa irlandese è il programma Help to Buy 2023, un vantaggioso incentivo fiscale che consente a coloro che acquistano per la prima volta di ricevere fino al 10% del valore della loro proprietà come rimborso fiscale. Questa somma può quindi essere utilizzata come assistenza al deposito per l’acquisizione di immobili di nuova costruzione.
RISORSE
Department of Housing, Local Government and Heritage – First Home Scheme, Published on 27 May 2022
Eurofound (2023). Unaffordable and inadequate housing in Europe. Publications Office of the European Union: Luxembourg.
ITALIA
La questione abitativa in Italia ha assunto negli ultimi una posizione di rilievo sempre più importante nel dibattito pubblico, in particolare per quanto riguarda il tema dell’accesso alla abitazione per i giovani (Costarelli e Maggio 2021). L’indirizzo italiano si traduce in misure rivolte all’acquisto della prima casa, al sostegno all’affitto e all’offerta di servizi residenziali per studenti universitari.
Le policy italiane, ad oggi, non risultano avere un orizzonte di lungo periodo, essendo costituite per buona parte da agevolazioni fiscali prorogate attraverso la legge di bilancio annuale.
Nel contesto dell’acquisto della prima casa, il Fondo di garanzia per i mutui prima casa è rivolto a diversi beneficiari, tra cui i giovani sotto i 36 anni con un lavoro atipico, e delle giovani coppie, con o senza figli che non possiedono altri immobili ad uso abitativo. L’importo massimo del finanziamento non può superare i 250.000 euro, e il Fondo offre una garanzia del 50% derivante dal fondo pubblico dedicato.
Il “Decreto Sostegni bis” del 2021 ha introdotto la possibilità di richiedere un aumento della garanzia al 80% per coloro che rientrano nelle categorie prioritarie e hanno un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) annuale non superiore a 40.000 euro, ma necessitano di un mutuo che copra più dell’80% del costo totale dell’immobile, compresi gli oneri accessori. Questa disposizione è stata estesa fino al 31 dicembre 2023 dal D.L. 29.9.2023, n.132, “Disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali.”
Il “Decreto Sostegni bis” del 2021 ha previsto ulteriori misure orientate ad agevolare i giovani per l’acquisto della prima casa. In particolare, queste riguardano l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale per le compravendite non soggette a Iva e, oltre a tale esenzione, il riconoscimento di un credito d’imposta di ammontare pari all’Iva corrisposta al venditore per gli acquisti soggetti a Iva. Inoltre, sono previste ulteriori agevolazioni di natura fiscale, tra cui l’esenzione dall’imposta sostitutiva per i finanziamenti per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di un immobile ad uso abitativo. I beneficiari delle agevolazioni sono i giovani under 36 con un indicatore ISEE inferiore a 40.000 euro. Queste disposizioni sono state prorogate per un anno all’interno della Legge di bilancio del 2023.
I giovani possono inoltre usufruire del cosiddetto “bonus affitto”, confermato dalla Legge di bilancio per il 2023, che prevede un contributo statale destinato ai cittadini under 31 che hanno un contratto di locazione. Questo bonus si traduce in uno sconto sulle tasse e può essere utilizzato direttamente nella dichiarazione dei redditi, anche se il giovane condivide la residenza con altri inquilini. Il bonus offre la possibilità di ottenere una detrazione dall’imposta lorda pari a 991,60 euro per i primi quattro anni di un contratto di locazione. Se il canone di locazione supera questa cifra, la detrazione corrisponderà al 20% dell’ammontare totale del canone di locazione, con un limite massimo di 2.000 euro di detrazione.
In ultimo, in attuazione della Legge 338 del 2000, è stato stanziato il 5° bando che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato fino al 75% del costo totale per progetti mirati alla costruzione di alloggi e residenze per studenti universitari. Il finanziamento assegnato è principalmente destinato agli alloggi per studenti capaci e meritevoli, anche se non dispongono dei mezzi necessari per ottenere borse di studio o prestiti d’onore. La selezione degli studenti beneficiari avverrà in base alle graduatorie stabilite dalle Regioni e dalle Province autonome che gestiscono il processo di assegnazione. il Ministero dell’Università e della Ricerca oltre a fondi nazionali, stanzierà anche risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per portare numero degli alloggi per studenti universitari dagli attuali 40.000 a oltre 100.000 entro il 2026.
RISORSE
Costarelli, I., Maggio, M. (2021). Il welfare abitativo italiano. Un’analisi delle normative regionali del decennio 2008-2018, in “Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, Rivista quadrimestrale” 2/2021, pp. 295-329, doi: 10.1483/101692
Decreto Ministeriale n. 1257 del 30-11-2021
Comunicato MIUR. Alloggi universitari: bando da 467 milioni. Mercoledì, 19/01/2022
Comunicato Agenzia delle Entrate. Decreto legge n. 73/2021 (noto come decreto “Sostegni bis”)
Nell’ultimo decennio, il Portogallo è stato colpito da una crisi abitativa rilevante, in particolare nelle maggiori città come Lisbona e Porto, per l’effetto combinato prima delle misure di austerità post-crisi economica e da alcune distorsioni causate dalle normative introdotte per incentivare la ripresa economica basate sul turismo e sul mercato immobiliare (Mendes, 2017). Queste ultime, se hanno attratto risorse economiche, hanno però innalzato i prezzi del mercato immobiliare in particolare nell’aree a maggiore vocazione turistica.
Da questo punto di vista, Lisbona sembra aver pagato maggiormente questo fenomeno. La visibilità e reputazione di città vivibile acquisita negli ultimi anni ha portato all’aumento degli immobili affittati a breve termine a scopo turistico attraverso piattaforme. A tale reputazione è legato anche l’afflusso di persone europee o extraeuropee che hanno usufruito del regime dei “visti d’oro” (Golden Visa) e lo status di “residente non abituale” che offre ai cittadini stranieri condizioni fiscali e legali favorevoli nel caso di acquisto di proprietà immobiliari del valore minimo di 500mila dollari.
Pur avendo portato investimenti nel Paese, tale regime è da considerare un fattore destabilizzante per il mercato immobiliare. Queste scelte, che inizialmente hanno pagato sul piano della crescita del breve periodo, hanno creato un forte innalzamento dei prezzi del mercato immobiliare che ha riportato la questione abitativa come tema centrale del dibattito pubblico, tanto che il governo portoghese si è trovato a dover rivedere queste politiche per rispondere ai bisogni abitativi emergenti.
Oltre che la sospensione degli investimenti di natura immobiliare per i “golden visa”, all’interno di questo drastico pacchetto sono state previste iniziative a sostegno delle famiglie e un impegno per il recupero degli alloggi sfitti da parte dello Stato. Soprattutto, è stato rafforzato il programma di supporto finanziario dedicato ai giovani per l’affitto di un’abitazione. Il programma, chiamato “Porta 65”, è stato avviato nel 2007 e rafforzato nel 2022 e vuole essere uno strumento per garantire l’accesso all’abitazione a prezzi compatibili con il reddito di una persona giovane con l’obiettivo di sostenere così i processi di emancipazione e autonomia. Il programma è rivolto a giovani con età tra i 18 e 30 anni, che possono fare domanda individualmente o come “giovane coppia”. Per la seconda fattispecie è previsto che uno dei membri possa avere un massimo di 32 anni.
Il sostegno si concretizza in un assegno mensile a copertura di un percentuale dell’affitto; quest’ultimo non può superare il 60% del reddito lordo di chi usufruisce del sussidio. I limiti posti per l’accesso – oltre non avere intestato un contratto di locazione o proprietà di immobili – riguardano la non cumulabilità di ulteriori forme di sostegno pubblico per l’alloggio. Inoltre, non è ammesso il caso in cui il locatore sia un parente o un affine. Per quanto riguarda i redditi ammessi, questi non devono essere superiori di quattro volte al salario minimo mensile garantito. Infine, l’affitto non può superare i massimali definiti per zona e tipologia dalla normativa esiste per i massimali degli affitti. La percentuale del sussidio diminuisce ogni dodici mesi e termina al terzo anno di sostegno, dopo il quale se vi sono le condizioni può essere prorogata fino a un massimo di 5 anni.
RISORSE
Mendes L. (2021). Transnational gentrification and the housing market during pandemic times, Lisbon style, Urban Geography, 42:7, 1003-1010, DOI: 10.1080/02723638.2021.1949832
Allegra M., Tulumello S., Colombo A. & Ferrão J. (2020). The (hidden) role of the EU in housing policy: the Portuguese case in multi-scalar perspective, European Planning Studies, DOI:10.1080/09654313.2020.1719474
La Costituzione finlandese prevede il diritto all’alloggio senza discriminazioni di provenienza delle persone, ed in particolare è attento a persone la cui vita o salute siano in pericolo per la mancanza di una casa.
Fin dal 2008, la Finlandia si è distinta per aver adottato con successo il modello dell’Housing First per diminuire il numero di persone homeless attraverso un programma di accoglienza e distribuzioni di alloggi come primo passo per una reintegrazione nel tessuto sociale.
Nel 2022, è stato sviluppato un sistema statistico a supporto delle organizzazioni che attraverso i finanziamenti statali provvedono ai bisogni delle persone senza fissa dimora. Sono anche previsti fondi – rinnovati nel 2023 – rivolti a migliorare le condizioni abitative di gruppi di persone che possono riscontrare difficoltà nel pagamento di un affitto.
Questi fondi sono utilizzati per aumentare l’offerta di appartamenti in affitto adatti alle esigenze di queste persone a costi ragionevoli e tra le categorie beneficiarie sono stati inclusi i giovani con fragilità e gli studenti.
Un ulteriore politica abitativa rivolta ai giovani è rappresentata dalle attività dell’Associazione per l’edilizia giovanile (NAL), una non profit finanziata dallo Stato attraverso i ricavi provenienti dal gioco d’azzardo. Questa, oltre ad avere un ruolo di advocacy verso le istituzioni per la costruzione di appartamenti a prezzi accessibili per i giovani, offre appartamenti in affitto a prezzi calmierati per persone tra i 18 e i 34 anni.
I suoi servizi sono organizzati dalle associazioni locali che collaborano con i comuni. Seguendo un principio di housing comunitario, gli enti promotori propongono attività a supporto degli inquilini, tra cui gruppi di sostegno per le ragazze madri.
La NAL possiede 4.000 appartamenti in parte come proprietario sociale e in parte attraverso altre associazioni di edilizia abitativa. Il servizio consiste nell’orientamento abitativo individuale e nel supporto all’intervento precoce in caso di difficoltà. L’ente svolge un ruolo di supporto per il passaggio di transizione alla vita adulta fornendo servizi e informazioni utili all’emancipazione e all’autonomia attraverso la sua piattaforma online. L’accompagnamento fornito consente ai giovani di conoscere i propri diritti e le proprie responsabilità come inquilino, di acquisire una prima alfabetizzazione finanziaria e di gestione del budget, indicazioni sulla manutenzione della casa e cosa fare in caso di emergenze.
L’intervento precoce è un programma che si è rivelato utile anche per prevenire gli sfratti. I dati confermano che l’85% dei giovani assistiti mantiene il contratto di locazione. Inoltre, il supporto consente di far emergere altri bisogni e fornisce un sostegno più ampio del semplice alloggio.
RISORSE
Fondation Abbé Pierre e FEANTSA (2023). Eighth overview of housing exclusion in Europe 2023. Paris.
Kaakinen J. e Turunen S. (2021). Finnish but not yet Finished – Successes and Challenges of Housing First in Finland. European Journal of Homelessness, Volume 15, No. 3, 2021.
Nel settore dell’edilizia sociale, denominata edilizia sovvenzionata o comunale, l’Austria ha intrapreso una direzione che, anche in questo tempo di crisi abitativa, può essere definita sostenibile (OECD 2020) per le sue caratteristiche determinate da una pianificazione a lungo termine e un quadro politico chiaro.
Di stampo universalista, questo approccio ha portato l’edilizia sociale a diventare un’opzione abitativa disponibile a prezzi accessibili per una larga parte della popolazione, considerando il fatto che oltre il 20% tra le abitazioni nel paese sono rappresentate da strutture di edilizia sovvenzionata.
La competenza rispetto a questi alloggi è affidata ai nove Länder federali che tuttavia seguono le stesse regole di determinazione degli affitti basati sui costi (ossia determinati dai costi di acquisizione o costruzione dello stabile, per consentire il recupero nel lungo periodo della spesa effettuata), e gli stessi criteri di ammissibilità.
La soglia di reddito è relativamente elevata; da una parte questo rende accessibili gli alloggi all’80% dei nuclei familiari, e, dall’altra, vengono evitate forme distorsive di “ghettizzazione”, includendo una popolazione il più possibile ampia ed eterogenea.
Per quanto concerne le politiche specificatamente mirate ai giovani, sono state istituite negli anni opportunità di supporto che vanno dai sussidi e borse di studio per l’alloggio o dormitori per studenti gestiti seguendo l’approccio della edilizia sovvenzionata sopra descritto.
Tra le forme di sussidio economico sono previsti strumenti a copertura degli spostamenti per gli studenti che frequentano istituti scolastici distanti dalla loro residenza principale. Questa forma di sovvenzione è prevista anche per i giovani che stanno svolgendo un apprendistato di formazione. Il sussidio per i “pendolari” è variabile a seconda della distanza percorsa ed oscilla tra i 19 euro e i 58 euro al mese.
Un’ulteriore misura finalizzata a promuovere la mobilità interna e i percorsi di formazione scolastica, è l’indennità a copertura di un alloggio presso un dormitorio che parte dalla somma base di 1.380 euro, a cui vengono detratti il contributo di mantenimento dei genitori e l’eventuale reddito dello studente. Le strutture abitative per studenti universitari sono gestite da associazioni, società pubbliche o fondazioni e affittate a prezzi accessibili per un anno, prorogabile fino al termine del percorso accademico, previa presentazione della situazione reddituale e dell’avanzamento degli studi.
RISORSE
European Education and Culture Executive Agency (2021). Access to quality services – Austria. Youth wiki – National Platform Policies.
OECD (2020). Social housing: A key part of past and future housing policy. Employment, Labour and Social Affairs Policy Briefs, OECD: Paris.
Il First Home Scheme (FHS) è un programma di alloggi a prezzi accessibili che aiuta ad acquistare o a costruire la prima casa. FHS si propone di rendere possibile la proprietà di una casa per migliaia di individui e famiglie, colmando, per gli acquirenti idonei, il divario tra il loro deposito e mutuo e il prezzo della nuova casa. L’FHS è un sistema di capitale condiviso. Ciò significa che il governo e le banche partecipanti pagano fino al 30% del costo della nuova casa in cambio di una partecipazione nella casa stessa pari al livello di sostegno offerto. Ad esempio, se l’FHS ha versato il 10% del denaro tramite un prestito azionario, andrà ad acquisire il 10% della proprietà. L’operazione differisce da un mutuo, dove la banca versa il denaro e si assume un onere sulla proprietà come garanzia, ma non acquisisce una quota della proprietà. Nel caso di vendita di un immobile con un prestito azionario, il creditore ha diritto alla percentuale del prezzo di vendita; se il prezzo è salito, ripagherà più del prestito iniziale, ovvero il creditore partecipa all’apprezzamento del capitale della proprietà. Se il valore della proprietà diminuisce, la FHS partecipa a tale perdita. Il fondo istituito è pari a 400 milioni di euro.
Altra iniziativa irlandese è il programma Help to Buy 2023, un vantaggioso incentivo fiscale che consente a coloro che acquistano per la prima volta di ricevere fino al 10% del valore della loro proprietà come rimborso fiscale. Questa somma può quindi essere utilizzata come assistenza al deposito per l’acquisizione di immobili di nuova costruzione.
RISORSE
Department of Housing, Local Government and Heritage – First Home Scheme, Published on 27 May 2022
Eurofound (2023). Unaffordable and inadequate housing in Europe. Publications Office of the European Union: Luxembourg.
La questione abitativa in Italia ha assunto negli ultimi una posizione di rilievo sempre più importante nel dibattito pubblico, in particolare per quanto riguarda il tema dell’accesso alla abitazione per i giovani (Costarelli e Maggio 2021). L’indirizzo italiano si traduce in misure rivolte all’acquisto della prima casa, al sostegno all’affitto e all’offerta di servizi residenziali per studenti universitari.
Le policy italiane, ad oggi, non risultano avere un orizzonte di lungo periodo, essendo costituite per buona parte da agevolazioni fiscali prorogate attraverso la legge di bilancio annuale.
Nel contesto dell’acquisto della prima casa, il Fondo di garanzia per i mutui prima casa è rivolto a diversi beneficiari, tra cui i giovani sotto i 36 anni con un lavoro atipico, e delle giovani coppie, con o senza figli che non possiedono altri immobili ad uso abitativo. L’importo massimo del finanziamento non può superare i 250.000 euro, e il Fondo offre una garanzia del 50% derivante dal fondo pubblico dedicato.
Il “Decreto Sostegni bis” del 2021 ha introdotto la possibilità di richiedere un aumento della garanzia al 80% per coloro che rientrano nelle categorie prioritarie e hanno un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) annuale non superiore a 40.000 euro, ma necessitano di un mutuo che copra più dell’80% del costo totale dell’immobile, compresi gli oneri accessori. Questa disposizione è stata estesa fino al 31 dicembre 2023 dal D.L. 29.9.2023, n.132, “Disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali.”
Il “Decreto Sostegni bis” del 2021 ha previsto ulteriori misure orientate ad agevolare i giovani per l’acquisto della prima casa. In particolare, queste riguardano l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale per le compravendite non soggette a Iva e, oltre a tale esenzione, il riconoscimento di un credito d’imposta di ammontare pari all’Iva corrisposta al venditore per gli acquisti soggetti a Iva. Inoltre, sono previste ulteriori agevolazioni di natura fiscale, tra cui l’esenzione dall’imposta sostitutiva per i finanziamenti per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di un immobile ad uso abitativo. I beneficiari delle agevolazioni sono i giovani under 36 con un indicatore ISEE inferiore a 40.000 euro. Queste disposizioni sono state prorogate per un anno all’interno della Legge di bilancio del 2023.
I giovani possono inoltre usufruire del cosiddetto “bonus affitto”, confermato dalla Legge di bilancio per il 2023, che prevede un contributo statale destinato ai cittadini under 31 che hanno un contratto di locazione. Questo bonus si traduce in uno sconto sulle tasse e può essere utilizzato direttamente nella dichiarazione dei redditi, anche se il giovane condivide la residenza con altri inquilini. Il bonus offre la possibilità di ottenere una detrazione dall’imposta lorda pari a 991,60 euro per i primi quattro anni di un contratto di locazione. Se il canone di locazione supera questa cifra, la detrazione corrisponderà al 20% dell’ammontare totale del canone di locazione, con un limite massimo di 2.000 euro di detrazione.
In ultimo, in attuazione della Legge 338 del 2000, è stato stanziato il 5° bando che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato fino al 75% del costo totale per progetti mirati alla costruzione di alloggi e residenze per studenti universitari. Il finanziamento assegnato è principalmente destinato agli alloggi per studenti capaci e meritevoli, anche se non dispongono dei mezzi necessari per ottenere borse di studio o prestiti d’onore. La selezione degli studenti beneficiari avverrà in base alle graduatorie stabilite dalle Regioni e dalle Province autonome che gestiscono il processo di assegnazione. il Ministero dell’Università e della Ricerca oltre a fondi nazionali, stanzierà anche risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per portare numero degli alloggi per studenti universitari dagli attuali 40.000 a oltre 100.000 entro il 2026.
RISORSE
Costarelli, I., Maggio, M. (2021). Il welfare abitativo italiano. Un’analisi delle normative regionali del decennio 2008-2018, in “Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, Rivista quadrimestrale” 2/2021, pp. 295-329, doi: 10.1483/101692
Decreto Ministeriale n. 1257 del 30-11-2021
Comunicato MIUR. Alloggi universitari: bando da 467 milioni. Mercoledì, 19/01/2022
Comunicato Agenzia delle Entrate. Decreto legge n. 73/2021 (noto come decreto “Sostegni bis”)